Questa volta non è stata indetta
una conferenza stampa ma è bastata una semplice nota per comunicare che la
Regione Calabria e la multinazionale francese Veolia hanno deliberato la
liquidazione della società So.Ri.Cal. S.p.A. con la conseguente prossima nomina
dei commissari liquidatori.
La So.Ri.Cal.
S.p.A. è la società mista, di diritto privato, alla quale i nostri politici
hanno consegnato la gestione delle nostre acque, del nostro bene comune più
prezioso.
E’ stata
dunque certificata la liquidazione di una società che sbandierava modelli
gestionali di “tipo industriale” ai quali doveva corrispondere la massima
efficienza ed alla quale la Regione Calabria, che ne costituisce la maggioranza
assoluta, assicurava in modo assolutamente trasversale per quanto riguarda gli
schieramenti politici, il massimo appoggio.
Che poi la
Regione Calabria dovesse vigilare e controllare la gestione dei nostri
acquedotti è, probabilmente, un’altra storia che si perde nell’eco delle tante
commissioni d’inchiesta richieste, nella maggior parte dei casi, per sopire le
varie coscienze dei nostri politici e creare futuri alibi.
Eppure la
Corte dei Conti della Calabria, non più tardi di alcuni mesi addietro, ha messo
a nudo le tante criticità della gestione delle nostre risorse idriche “anche
con riferimento alla costituzione ed alle attività delle società miste” facendo
quindi le veci di chi doveva controllare ed informare i Cittadini di come si
stava gestendo la risorsa per loro più preziosa.
Dunque la
società So.Ri.Cal. S.p.A. è in liquidazione e si deve prendere atto che la
politica di privatizzazione dell’acqua è fallita, è naufragata in quel “lago
malato”, così come lo definì il viaggiatore Paolo Rumiz, che per anni ha
distribuito, così come stanno accertando le indagini della Magistratura, acqua
non potabile.
Sarebbe troppo
semplice da parte del Coordinamento calabrese Acqua Pubblica “Bruno Arcuri”,
che da sempre si batte contro la privatizzazione delle nostre Acque, dire che
l’avevamo detto, che in tutte le piazze calabresi avevamo gridato la nostra
preoccupazione per una gestione privata affidata, tra l’altro, ad una
multinazionale francese la Veolia allontanata dalla sua stessa terra; avevamo
gridato che con la gestione delle acque non ci deve essere nessun profitto e
che il mercato deve uscire dal nostro Bene Comune più prezioso.
I nostri
appelli non sono caduti nel vuoto ma si sono trasformati in una valanga di
voti, oltre 800.000, che hanno contribuito alla vittoria referendaria dello
scorso giugno; è stata la maggioranza assoluta dei Calabresi a dire che la
gestione dell’Acqua deve essere pubblica e partecipata.
Purtroppo la
classe politica calabrese non ha compreso tutto ciò e, soprattutto, viaggia in
direzione diametralmente opposta all’esito referendario proponendo addirittura
un nuovo socio privato con percentuali molto più elevate dell’attuale Veolia.
Evidentemente questi anni di gestione privata non hanno insegnato nulla alla
classe politica calabrese pronta a riconsegnare la nostra acqua nella mani di
una società privata che ha come obiettivo la realizzazione di profitti.
Ma la
liquidazione della So.Ri.Cal. S.p.A. non deve far dimenticare tutte le gravi
problematiche più volte evidenziate dal Coordinamento “Bruno Arcuri” anche in
occasione della mozione presentata il 28 giugno scorso al Consiglio regionale
quando ha invitato la classe politica a rispettare la maggioranza assoluta dei
Calabresi che hanno detto che l’Acqua è un Bene Comune e che la sua gestione
deve essere sottratta al mercato.
Tra le gravi
problematiche vi è sicuramente quella della tariffa applicata ai Comuni
calabresi, alla quale la Corte dei Conti ha dedicato nella ricordata pubblica
adunanza un intero capitolo giungendo alle stesse conclusioni del nostro
Coordinamento e che cioè sono illegittime.
Chiediamo
quindi che vengano applicate le tariffe C.I.P.E. previste dalle vigenti
normative, peraltro riconfermate da ben 3 sentenze della Corte Costituzionale,
e che venga sanato il macroscopico “errore” di conversione lire/euro presente
nella Convenzione. Deve poi essere eseguita una attenta verifica sugli
investimenti che la Sorical ha dichiarato di aver realizzato ricordando che la
Convenzione Regione-Sorical prevedeva proprio per gli investimenti, nei primi
cinque anni di gestione, un importo di poco inferiore ai 100 milioni di euro.
E’ necessario
sapere, nell’esclusivo interesse dei calabresi, a chi resta in “eredità” il
mutuo di 240 milioni di euro che la Sorical SpA ha acceso con la Depfa Bank
sotto forma di derivato finanziario; più volte il Coordinamento “Bruno Arcuri”
ha chiesto chi avesse garantito il mutuo senza ricevere nessuna risposta.
Altra
problematica da chiarire è quella relativa ai cosiddetti “crediti pregressi” e
cioè ai crediti che vantava la Regione Calabria dai Comuni calabresi per
mancato pagamento dei canoni idrici negli anni antecedenti la gestione Sorical
SpA per un importo complessivo stimato di 500 milioni di euro (circa 1.000
miliardi delle vecchie lire).
Bisogna
verificare se la Sorical SpA ha riscosso dai Comuni tali crediti e se, per tale
recupero, sono stati rispettati gli oneri previsti nella Convenzione che
stabilivano un corrispettivo alla società mista pari al 2% dell’importo recuperato.
Ulteriore
verifica va effettuata sulla concessione delle anticipazioni a Sorical per la
realizzazione degli investimenti prevista dalla giunta Loiero con delibera
n.658 (8 ottobre 2007).
Nell’esclusivo
interesse dei calabresi è necessario inoltre rivedere ed annullare tutte le
“convenzioni” che la Sorical ha stabilito con i vari Comuni, peraltro
penalizzanti e mortificanti per i cittadini, e che sono arrivate a prevedere
addirittura la cessione del credito del canone idrico; questo avverrà nelle mani
di creditori che ovviamente realizzeranno dei profitti nella riscossione del
credito stesso.
Il
Coordinamento “Bruno Arcuri” pretende la massima chiarezza su ogni aspetto, da
quelli finanziari a quelli legati al controllo della qualità delle nostre
Acque.
E’ dunque
necessario, urgente e non più differibile un esame attento e puntuale di tutte
le spese sostenute da questa società mista per la quale il Coordinamento ha
chiesto, in tempi non sospetti, la rescissione della Convenzione in danno,
appunto in danno dei cittadini calabresi.
Se qualcuno
immagina di essere venuto in Calabria sfruttando il Nostro Bene Comune, magari
con l’aiuto di schieramenti politici assolutamente trasversali, e adesso
togliere il disturbo come se nulla fosse si sbaglia di grosso.
Nessuno pensi
di poter di lasciare la Nostra Terra senza aver pagato i gravi danni causati
nella gestione di un Bene che ci appartiene, che appartiene a tutti i Calabresi
ed alle nostre generazioni future.
Nessuno pensi
di poter delegare una società privata a gestire le Nostre Acque; il
Coordinamento “Bruno Arcuri”, in virtù di un’affermazione referendaria
nazionale e regionale, metterà in campo ogni forza perché la gestione della
Nostra Acqua sia pubblica e partecipata.
Invitiamo
tutti i cittadini, le associazioni, politiche e non, e le tante realtà che ci
hanno visto trionfare in Calabria ad adoperarsi affinché siano pagati i danni
causati da una scellerata e miope gestione privata delle Nostre acque con
l’obiettivo, ormai prossimo, di una gestione pubblica e partecipata.
Perché “Si
scrive Acqua ma si legge Democrazia!”
Coordinamento Calabrese Acqua Pubblica “Bruno Arcuri”
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