Lavoro. Dismissione aree agricole, una svolta a favore dei giovani
14 novembre 2011
Cosa
cambia con l'emendamento approvato
C'è voluta la piu' grande
crisi dal dopoguerra per chiudere finalmente anche in Italia l’epoca dello Stato contadino che
ha sottratto terre fertili agli agricoltori che sono certo in grado di
valorizzarli creando ricchezza e nuova occupazione a sostegno della crescita di
cui il Paese ha oggi straordinariamente bisogno.
È quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini
nel sottolineare l’importanza dell’accoglimento nel maxiemendamento alla
manovra approvata definitivamente dal Parlamento della proposta di Coldiretti
di vendere le terre pubbliche
prioritariamente ai giovani coltivatori avanzata al Forum di Cernobbio.
Trecentotrentottomila ettari
di terreni agricoli coltivabili per
un valore di 6,2 miliardi di euro – ha sottolineato la
Coldiretti - fanno parte del patrimonio pubblico che è oggetto del programma di
dismissioni in una situazione in cui la disponibilità di terra è il principale
ostacolo all'ingresso di giovani nel settore primario .
La cessione di questi terreni
- ha spiegato Marini - toglie allo Stato il compito improprio di coltivare la
terra, rende disponibili
risorse per lo sviluppo ma soprattutto ha il vantaggio di calmierare il prezzo
dei terreni, stimolare la crescita, l’occupazione e la
redditività delle imprese agricole che rappresentano una leva competitiva
determinante per la crescita del Paese. E’ certo infatti - ha precisato Marini
- che nessuno meglio degli imprenditori agricoli è in grado di valorizzare
lavorando la terra e generare nuova occupazione. Il provvedimento – riferisce
la Coldiretti - prevede che “entro tre mesi dalla data di entrata in vigore
della legge di stabilità, il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e
Forestali, con uno o più decreti di natura non regolamentare da adottare
d’intesa con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, individua i terreni a
vocazione agricola, non utilizzabili per altre finalità istituzionali, di
proprietà dello Stato”, “nonché di proprietà degli enti pubblici nazionali, da
alienare a cura dell’Agenzia del Demanio”.
Si prevede, peraltro, che la
vendita avverrà “mediante
trattativa privata per gli immobili di valore inferiore a 400 mila euro
e mediante asta pubblica per quelli di valore pari o superiore a 400 mila
euro”. Al fine di favorire lo sviluppo dell’imprenditorialità agricola
giovanile è riconosciuto - sottolinea la Coldiretti - il diritto di prelazione ai giovani
imprenditori agricoli, così come definiti ai sensi del decreto
legislativo 21 aprile 2000, n. 185, e successive modificazioni. “Le Regioni, le
Province, i Comuni possono vendere” “i beni di loro proprietà aventi
destinazione agricola” conferendo mandato irrevocabile a vendere - precisa la
Coldiretti - all’Agenzia del Demanio che “provvede al versamento agli Enti
territoriali già proprietari dei proventi derivanti dalla vendita al netto dei
costi sostenuti e documentati”.
Tra le diverse regioni il Piemonte secondo la studio della
Coldiretti si classifica al primo posto per la disponibilità di
terreni agricoli di proprietà pubblica con oltre 56mila ettari, segue il
Lazio con 41mila ettari, Trento e Bolzano rispettivamente con 31mila e 24mila
ettari, la Basilicata con 24mila ettari e la Lombardia con 23mila ma rilevanti
proprietà ci sono anche in Campania (17mila ettari) e in Veneto (15mila).
Dal Trentino alla Sardegna,
sono diversi gli esempi di proprietà pubbliche sul territorio nazionale che
potrebbero - spiega la Coldiretti - essere dismesse e vendute agli agricoltori,
con benefici sia dal punto di vista delle finanze dello Stato che della stessa
produttività delle aree. In Abruzzo un esempio è rappresentato dai tratturi,
larghi sentieri erbosi, pietrosi o in terra battuta, nati dal passaggio delle
greggi per la transumanza. Un patrimonio di strade naturali di circa 560
chilometri che da oltre trent’anni è stato trasferito alla Regione. Oggi alcuni
dei tratturi rimasti - sottolinea la Coldiretti - sono ceduti in concessione
quinquennale ai produttori agricoli per la lavorazione, mentre altri restano
incolti.
A tale proposito, Coldiretti ha presentato una proposta di
legge per il trasferimento e l’alienazione dei fondi tratturali per passarli
agli agricoltori e ai Comuni.
In provincia di Trento
sono censite quasi settecento malghe,
la maggior parte delle quali di proprietà pubblica, che vengono utilizzate
dagli allevatori per l’alpeggio.
In Sardegna – rileva la
Coldiretti - nella zona della Nurra (Sassari) ci sono due aziende agricole di
proprietà della Regione, attualmente improduttive. I campi si estendono per
circa 1.200 ettari e comprendono un centro aziendale con stalle, depositi,
magazzini purtroppo fatiscenti a causa del prolungato inutilizzo. Nell’area
l’Università di Sassari ha recentemente costituito un centro per lo studio e la
tutela della biodiversità, ma gran parte delle superfici agricole restano di
fatto incolte.
In Molise il Convitto
Nazionale Mario Pagano di Campobasso è proprietario di circa 200 ettari di
terreni agricoli al momento affittati. Una situazione che accomuna anche molti
comuni della regione, tutti proprietari di aree agricole più o meno estese le
quali potrebbero essere vendute agli agricoltori.
Anche la Toscana vanta un piccolo “tesoretto” di aree agricole di proprietà pubblica che potrebbero essere
valorizzate. In tutto si tratta di oltre 2.500 ettari, con le aree più
importanti rappresentate dalla Tenuta di Alberese (Grosseto), Cesa (Arezzo),
San Rossore (Pisa).
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L'UNIONE SARDA - Economia:
«Da vendere 128 mila ettari»
02.11.2011
AGRICOLTURA. Subito disponibili i terreni regionali e statali. Impegnati quelli comunali
AGRICOLTURA. Subito disponibili i terreni regionali e statali. Impegnati quelli comunali
La stima di Coldiretti Sardegna:
risorse per 600 milioni Vendere i terreni agricoli agli stessi agricoltori per
ridurre il debito pubblico dello Stato. Un'iniziativa meritoria, quella
annunciata da Coldiretti una decina di giorni fa, che infatti ha ottenuto la
giusta attenzione. Nel mirino ci dovrebbero essere i 338 mila ettari oggi nel
portafoglio di amministrazioni ed enti pubblici, capaci di generare, se ceduti,
un gettito per l'Erario pari a oltre sei miliardi di euro. Ma quanti sono,
invece, in Sardegna, gli appezzamenti che potrebbero essere venduti agli
agricoltori per ricavare un tesoretto che faccia, anche qui, da leva
finanziaria a copertura delle misure per lo sviluppo, anche regionali? Ben
128 mila ettari secondo un'elaborazione di Coldiretti Sardegna. Escludendo
quelli comunali già in comodato d'uso o in affitto, con una valutazione dei
terreni che va dai 4 ai 9 mila euro a ettaro (si tratta principalmente di
seminativi e pascolativi) i valori potrebbero arrivare a 5-600 milioni di euro.
Due gli effetti della vendita: «Il primo per le casse dello Stato o della
Regione, il secondo per la creazione di aziende agricole con una base fondiaria
stabile», spiega Coldiretti Giovani.
LA PROPRIETÀ DEI COMUNI In
Sardegna sono in mano ai Comuni circa 361mila ettari di terreni di cui 161.100
come usi civici accertati, quindi già concessi agli imprenditori agricoli.
All'interno di questa ripartizione, divisa per le quattro vecchie province, gli
Enti locali di Nuoro detengono la fetta maggiore di appezzamenti: 105 mila
ettari di terreni contro i quasi 25 mila di Cagliari, i 21.700 di Oristano e i
10 mila di Sassari. Spicca il dato sul demanio militare, lo 0,958% della
superficie totale sarda, il secondo per estensione dopo il Friuli (circa 24
mila ettari), mentre quello sul demanio forestale risulta pari a 115.583
ettari. «Entrambi, non potenzialmente interessanti per l'agricoltura e la
pastorizia», specifica Coldiretti. Discorso diverso per quanto riguarda la
proprietà regionale.
I TERRENI DELLA REGIONE I
terreni definiti da Coldiretti “disponibili” corrispondono a quasi 48 mila
ettari mentre quelli “non disponibili” - di proprietà della Regione ma già
assegnati a terzi - sono circa 66mila. Potrebbero quindi essere ceduti, anche
nell'immediato, i primi, cui andrebbero aggiunti i terreni dell'agenzia
regionale Laore Sardegna (oltre 10 mila ettari).
STATO E ALTRI ENTI Ai 58 mila
ettari (48 mila già potenzialmente disponibili più 10 mila di Laore) vanno
aggiunti i terreni di proprietà dello Stato e degli altri Enti: 52 mila i
primi, quasi 18 mila i secondi. In totale: circa 128 mila ettari di
appezzamenti agricoli da cedere. Per tornare a crescere. Emanuela Zoncu
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