tag:blogger.com,1999:blog-84500464982380768012024-03-05T11:21:39.678-08:00Terre comuni Calabriaamministratorehttp://www.blogger.com/profile/09519828745501145605noreply@blogger.comBlogger154125tag:blogger.com,1999:blog-8450046498238076801.post-88737242529415805622013-08-05T07:27:00.000-07:002013-08-05T08:00:10.837-07:00Illuminazioni e riconversioni a Mormanno<h4>
Il 10 agosto appuntamento per parlare di energia, raccontare la notte di San Lorenzo e visitare i luoghi di culto</h4>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiDOG4DPCCGSAHHZBZ51O_uFSSUkYxpZXz6UTlXUwZCZQc4OZHuOdlweQ_7htwUyp8Qj0rNkFFDsS75ICU09Q9ts_01vK4GRKPQQGbolLVMo_E4MRbwP441aOvxwO3TCyM17EzTfcM5bmY/s1600/050813+locandinaWeb.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiDOG4DPCCGSAHHZBZ51O_uFSSUkYxpZXz6UTlXUwZCZQc4OZHuOdlweQ_7htwUyp8Qj0rNkFFDsS75ICU09Q9ts_01vK4GRKPQQGbolLVMo_E4MRbwP441aOvxwO3TCyM17EzTfcM5bmY/s320/050813+locandinaWeb.jpg" width="226" /></a></div>
<span style="text-align: center;">Il gruppo Cittadini Attivi di Mormanno in collaborazione con l’associazione culturale Il Calabrone, Radio Ciroma e Terre comuni, si ritrovano a Mormanno a sei mesi dalla giornata di solidarietà e vicinanza dello scorso 20 gennaio, per un nuovo importante progetto:</span><i style="text-align: center;"> Illuminazioni e Riconversioni</i><span style="text-align: center;">, che si svolgerà sabato 10 agosto in diversi luoghi della cittadina.</span><br />
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A darne notizia <a href="http://www.youtube.com/watch?v=K2h8TqPT4DE">(cliccate qui)</a> un'arzilla e sorridente Nicoletta Orsomando</h4>
I protagonisti questa volta saranno i cittadini di Mormanno, il paese più colpito dal sisma dello scorso 26 ottobre, che hanno voglia di ripartire e di provare ad immaginare un futuro diverso per il loro paese. Perché se è vero che il sisma ha provocato danni ingentissimi alla popolazione e all’economia del piccolo centro del Pollino, è anche vero che tutti i piccoli comuni distanti dai centri più grandi che vivono in un territorio difficile come quello montano, sono alla ricerca della loro identità, quella che i mercati globali e iper-veloci tendono a trascurare e quindi lentamente ad omogeneizzare e cancellare.<br />
E Mormanno non fa eccezione.<br />
<a name='more'></a>E’ un problema comune a tutti i paesi dell’interno della Calabria, centri storici che lentamente si spopolano e vengono abbandonati e cittadini che scelgono le comodità delle periferie, strade larghe, parcheggi sotto casa, case più luminose. Ma questo comporta anche la trasformazione delle tradizioni e dei rituali propri dei nostri centri storici, appunto. Mormanno, che grazie al suo importante passato industriale - dal Pastificio D’Alessandro alla Spagnoli Sud - ha risentito meno dello spopolamento che ha colpito altri paesi, oggi che quel passato industriale è tramontato definitivamente e che vede anche i suoi fiori all’occhiello dell’Ospedale e del Consorzio di Bonifica in seria difficoltà di sopravvivenza, si interroga su cosa significhi e dove risieda la vera ricchezza di un luogo come questo, quel valore che rimane anche quando le avventure economiche di un luogo finiscono e si devono reinventare.<br />
Il gruppo Cittadini Attivi di Mormanno assieme al gruppo di lavoro cosentino, costituito da ricercatori e dottorandi dell’università della Calabria oltre che da esponenti della vita associativa di Cosenza, cercano di ragionare su questo tema così difficile e sfaccettato, che chiama in causa tradizioni, lingua, memoria, ma anche emotività, buone e cattive abitudini, legami sociali, adattamento ecc.<br />
A partire dalle tracce che il passato ha lasciato in paese, i Cittadini Attivi propongono una giornata articolata su momenti diversi che avrà inizio alle 17 con una tavola rotonda al Cinema San Giuseppe, incentrata sul sistema di elettrificazione mormannese, uno dei primi del meridione, costituito da tre centrali idroelettriche che se recuperate potrebbero consentire al comune di auto sostenersi dal punto di vista energetico. E’ lo studio avviato nella sua tesi di laurea da uno studente mormannese, Vincenzo Capurso, e che sarà il tema attorno al quale ruoterà la discussione: Storia di una riconversione possibile. Le centrali idroelettriche del Battendiero.<br />
Alle 19 Chiese aperte: Il Sacro in comune, visita ad alcune chiese del centro storico di Mormanno, molte delle quali solitamente chiuse, ma che oggi assumono ancora più valore, visto che il patrimonio ecclesiastico è stato gravemente danneggiato dal sisma. La visita guidata sarà a cura di Giusy De Girolamo, archeologa, anche lei giovane mormannese.<br />
La serata continuerà a San Rocco con l’esibizione di band mormannesi e con cibo e vino locale, e si concluderà nel quartiere Costa, uno dei luoghi più suggestivi di Mormanno, con l’osservazione guidata delle stelle a cura del professor Franco Piperno, del Dipartimento di Fisica dell’Università dell Calabria.<br />
A Mormanno quest’estate si riparte dalle risorse del luogo: persone, luoghi e storie. Senza nostalgia, ma per riappropriarci di ciò che ci appartiene, per recuperare quel filo rosso, non ancora perduto per sempre, che solo può indicarci la via della rinascita.<br />
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Enzo Piphttp://www.blogger.com/profile/09082161936372920882noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8450046498238076801.post-67025226850264749892013-06-23T13:31:00.002-07:002013-06-23T13:33:42.051-07:00Mormanno: "Sono tornata a vivere nella mia casa dichiarata inagibile"<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEguiSwAWyVZ1IB7bSRa0hOtyWiXOf4TpN0BVDKkCSgNDKxFjyHSqqQ8hL81e3LmPCZBCynXk17vwCoKqXOpjLWW9F3GimRxJ_UtX2fcVoybxp7q2JlgS5-wVYMO0K8ZAOnacYi47pDugRA/s1600/230613+interno+terremoto.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEguiSwAWyVZ1IB7bSRa0hOtyWiXOf4TpN0BVDKkCSgNDKxFjyHSqqQ8hL81e3LmPCZBCynXk17vwCoKqXOpjLWW9F3GimRxJ_UtX2fcVoybxp7q2JlgS5-wVYMO0K8ZAOnacYi47pDugRA/s320/230613+interno+terremoto.jpg" width="320" /></a></div>
Violento quasi quanto lo stesso terremoto che ha colpito il loro paese appare ai mormannesi uno Stato inflessibile che pretende il pagamento dell'Imu come seconda casa su quell’appartamento dichiarato inagibile e in cui è vietato tornare ad abitare.<br />
Troppo. Veramente troppo. I cittadini hanno allora gridato forte che quell’Imu non l’avrebbero mai pagata.<br />
E ben ha fatto l’amministrazione comunale ad ascoltare la protesta dei cittadini. Ha deciso di pagare quella tassa al loro posto. Ma questa non può che essere una soluzione provvisoria. Perché non è ammissibile che siano le casse già vuote di un comune per giunta colpito dal terremoto che debba pagare quella tassa. Come può pretendere che i cittadini abbiano fiducia uno stato che contraddice a quella che forse è l’unica ragione che ne possa giustificare la sua esistenza nei nostri tempi: garantire l’intervento dell’intera comunità nazionale in caso di necessità.<br />
E quello dell’Imu non è il solo problema per i cittadini di Mormanno. Solo in questi giorni, a otto mesi dal terremoto, cominceranno i lavori di essa in sicurezza, mentre oltre 120 famiglie hanno dovuto trovare un alloggio provvisorio che dallo scorso aprile è a proprie spese (fino ad allora hanno “goduto” di un contributo di 100 euro per ogni componente il nucleo familiare).<br />
Così molte persone nonostante la dichiarazione di inagibilità del proprio appartamento hanno deciso di tornarci ad abitarvi. Fra queste Marina - che non vuole render noto il proprio cognome – la quale ha rilasciato questa intervista a <i>Francesca Bloise</i> e pubblicata sul sito <i>http://www.vortexnewscalabria.com/joomla.</i><br />
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<i></i><br />
<a name='more'></a><i>Che cosa ricorda di quella notte in cui tutto ha tremato?</i><br />
Svegliarsi nel cuore della notte con quel fracasso è stato brutto, anche se precisamente, in quel momento non stavo dormendo perché mi ero alzata per prendere una pillola per il mal di testa, però è stato comunque brutto. Oltre al rumore del terremoto in sé si è aggiunto il rumore di ciò che è caduto, soprammobili, bicchieri, rumore su rumore! Ho svegliato subito mio figlio, ci siamo vestiti, ho preso la macchina e siamo arrivati in piazza: sono stata una delle prime ad arrivare e ho trovato già il sindaco, i vigili urbani e la Protezione civile di Mormanno che cercavano di organizzare la situazione, su questo devo dire c’è stata una buona organizzazione. Poi, abbiamo dormito in macchina, in località Pantano..<br />
<i>Lei è tra le persone che hanno dovuto abbandonare la casa per pericolo indotto vero?</i><br />
Si ma non quel giorno, io l’ho abbandonata dopo un mese dal terremoto.<br />
<i>Come mai?</i><br />
E perché dopo un mese è arrivata l’ordinanza di sgombro. Io sono andata via di casa precisamente il 26 novembre.<br />
<i>Nonostante la sua abitazione si trovi nella zona rossa, giusto?</i><br />
Sì, la zona rossa, nel quartiere di Santa Filomena.<br />
<i>Durante questo mese lei è riuscita a vivere in relativa tranquillità nella sua casa?</i><br />
Io a casa mia sono tranquilla. Certo c’era il problema delle scosse, in quel periodo erano continue, ma io ero tranquilla, mi sentivo sicura a casa mia.<br />
<i>Lei ha dovuto perciò fittare una casa, per quanti mesi?</i><br />
Fino alla fine dello stato di emergenza che è stato il 7 aprile, io sono tornata a casa l’11!<br />
<i>Ha deciso, quindi, di ritornare a casa nonostante non le fosse concesso. Per quale motivo?</i><br />
Primo perché sono passati ormai quasi otto mesi e in questo paese non è stato messo un chiodo, ad eccezione del palazzo vescovile che è stato però messo in sicurezza dal vescovo, per il resto non è stato fatto nulla. E anche perché mi sono “svenata” a pagare l’affitto, non avevo più possibilità economica.<br />
<i>E i contributi previsti non le sono stati recapitati?</i><br />
Piccoli contributi, il famoso "ristoro". Si mi è stato dato, in parte però, ancora devo avere metà della quota prevista. Altre persone non lo hanno avuto proprio, ci sono ancora tante persone che non hanno avuto ancora neanche un centesimo.<br />
<i>Nella situazione tragica, lei dovrebbe essere una delle più fortunate!</i><br />
Sì. Sì assolutamente sì! A me questo fatto non è piaciuto perché io ho sempre pensato che la somma che era disponibile in quel momento dovesse essere divisa in modo equo tra tutti coloro che ne avevano bisogno, o a tutti o a nessuno. Anche su questo, infatti è nata una guerra, perché giustamente chi non ha avuto niente si è lamentato. Questo non è certo colpa nostra, spettava al Comune dare un piccolo contributo a tutti e quando sarebbero arrivati gli altri soldi avrebbero sanato il resto.<br />
<i>Che cosa è cambiato nella vostra vita, nella vostra quotidianità? Cosa sente di diverso rispetto a prima? Di cosa ha nostalgia?</i><br />
Sono cambiate tante cose.. l’aspetto psicologico in primis, sono otto mesi di battaglia, fa male vedere il paese che non è più quello di prima, il quartiere di Santa Filomena è completamente abbandonato, non viene nessuno, è al buio.. poi tornare dopo quattro mesi e più a casa, chiusa per un inverno intero, è stata dura.<br />
<i>Qual è stata la sua prima impressione, sensazione, nell’aprire la porta e dire «Sono a casa mia però”</i><br />
Stai con la paura, perché comunque sia sai che non ci puoi stare. Non è legale. Non ho paura che mi cada qualcosa addosso, che mi succeda qualcosa anche perché il palazzo inagibile è lontano da casa mia, non è confinante. Mi è stata sempre posta come unica scusante il fatto che se il palazzo dovesse cadere a causa di una forte scossa non avrei via di fuga.<br />
<i>Come se lo spiega lei questo? Ha chiesto spiegazioni all’amministrazione?</i><br />
Il sindaco mi ha spiegato che non è colpa sua ma che lui ha firmato soltanto le ordinanze che sono arrivate da Protezione civile e Vigili del fuoco. Delle scelte di messa in sicurezza che non sono uguali per tutti. Questa è la cosa che a me fa più rabbia. Se io me ne devo andare di casa me ne vado, me ne vado per sempre. Non mi fitto un’altra casa a Mormanno.<br />
<i>Ha deciso di lasciare Mormanno?</i><br />
Sì!Io me ne voglio andare ma gli altri che sono nella mia stessa condizione devono avere il mio stesso trattamento.<br />
<i>L’abbandono del paese è legato a questa situazione? Oppure lei aveva già intenzione di lasciare Mormanno?</i><br />
Prima del terremoto, bene o male a Mormanno si viveva bene, adesso sinceramente non ci trovo più niente per cui rimanere. Poi con la situazione della casa è diventato tutto difficile.<br />
<i>Lei, quindi, è tra quelle persone che dovrebbe pagare l’IMU perché valutata come seconda casa? Come spiega questa situazione?</i><br />
Non ho nessuna spiegazione! E’ una legge, una di quelle tante leggi che in Italia non vanno. Però sono convinta che l’amministrazione avrebbe dovuto prendere prima dei provvedimenti e non arrivare a questo punto. Noi se stiamo fuori casa è perché c’è stato un evento sismico, c’è un’ordinanza, non ce ne siamo andati di testa nostra perché ci fa piacere. Penso che, volendo, si sarebbe potuto trovare il modo di far sospendere l’IMU.<br />
<i>Suppongo che lei non trova giusta nemmeno la soluzione momentanea, cioè che l’amministrazione si faccia carico del pagamento con i fondi raccolti per il terremoto?</i><br />
No perché non è una soluzione! È un ripiego. Per ora è pagata ma se a dicembre si ripropone lo stesso problema che farà, la pagherà di nuovo? Non è possibile, e poi comunque, forse, i soldi cui vogliono attingere sarebbero potuti servire per altre cose. Alla già difficile situazione del terremoto si sono aggiunti altri fattori che l’hanno resa ancora più problematica.<br />
<i>Lei era tra le persone che lunedì 10 giugno hanno sfilato in senso di protesta?</i><br />
Si, assolutamente si! È stata una bella manifestazione ci ha fatto molto piacere la grande solidarietà dei nostri paesani, vedere tutti i negozi chiusi. E’ stata una prima protesta, siamo determinati a non mollare. Se le cose rimarranno ancora così, come sono ora, andremo avanti. Se c’è bisogno andremo alla Regione, a Roma.<br />
<i>Qual è il messaggio che lei vorrebbe mandare alle istituzioni?</i><br />
Devono rendersi conto che la situazione attuale è tragica per gli abitanti e per i commercianti che si lamentano di un forte calo delle vendite. È tragica psicologicamente perché siamo stanchi, stanchi di non avere risposte e di doverle chiedere insistentemente e stanchi sempre delle stesse risposte. È sempre colpa di qualcun altro: prima era del Prefetto, ora della Regione. Questo ci sta stressando molto! Se si continua così, secondo me non si farà una bella fine, so di tante altre persone che vorrebbero prendere la mia stessa decisione, quella di andarsene definitivamente dal paese.<br />
<i>Rischiare perciò che Mormanno possa davvero morire?</i><br />
Rischiare che Mormanno diventi davvero un paese fantasma. Era l’unica cosa che si è detta, fin dall’inizio, che non doveva assolutamente realizzarsi ma le premesse attuali sembrano dire questo.<br />
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Enzo Piphttp://www.blogger.com/profile/09082161936372920882noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8450046498238076801.post-84417793593048127002013-06-21T10:37:00.000-07:002013-06-21T10:39:49.730-07:00Per Mormanno alla Camera un Ordine del giorno... e basta<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhcA1gQj7oAdTgzdlYyY6GWMBZxabsm05lwLjXL576CtFDP82uIXKVurvJ-WnB5WfqvmpFJs5UzqI_mIGdfGYFN6VulKHJBu2TS5Acen3KY8FXY2AxRZyaRr1Q8Ms4bvwG5vcbRDmPbCcE/s1600/210613+camera.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhcA1gQj7oAdTgzdlYyY6GWMBZxabsm05lwLjXL576CtFDP82uIXKVurvJ-WnB5WfqvmpFJs5UzqI_mIGdfGYFN6VulKHJBu2TS5Acen3KY8FXY2AxRZyaRr1Q8Ms4bvwG5vcbRDmPbCcE/s320/210613+camera.jpg" width="320" /></a></div>
Provvedimenti di emergenza per l’Aquila, per i terremotati dell’Emilia, per il Porto di Genova, per Piombino ecc. sono compresi dentro il Decreto legge emergenze approvato in via definitiva dalla Camera dei deputati e sul quale il governo ha posto la questione di fiducia.<br />
Come accade ormai da un bel po’ di anni nel nostro Parlamento, le emergenze diventano un cavallo di Troia per far passare come necessari e urgenti altri provvedimenti che tali non lo sono. In questo caso si tratta, per esempio la destinazione delle terre di scavo nelle grandi opere o le “compensazioni” ai comuni interessati dai lavori della Tav Torino-Lione.<br />
Non c’è stato però neanche un piccolo spazio, una riga, per le popolazioni del Pollino colpite dal sisma nel 2012.<br />
Per chi sa consolarsi c’è sempre un ordine del giorno di cui riportiamo il testo. Conseguenze? Poco o nulle perché come ben si sa un ordine del giorno non si nega a nessuno e di ordini del giorno sono pieni... gli archivi parlamentari. A meno che i cittadini di Mormanno non sapranno ricordare al governo questo Ordine del giorno.<br />
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<a name='more'></a><div style="text-align: center;">
La Camera, premesso che:</div>
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la scorsa settimana nell’Aula del Senato è stato accolto dal Governo un odg (G6.202) con il quale il Governo si è impegnato a valutare la situazione in cui si trova l’area del Pollino interessata da eventi sismici rilevanti dal 2010, e a considerare, stante il perdurare dello sciame sismico, di prorogare il termine di scadenza dello stato di emergenza: infatti il 26 ottobre 2012, sia in Basilicata che in Calabria, precisamente nell’area del Pollino, si è verificato un evento sismico di magnitudo 5.1 al culmine dello sciame sismico iniziato nel 2010, mentre risale a qualche settimana fa una scossa di magnitudo 3.0;<br />
il problema, ormai annoso e ripetitivo, oltre a provocare danni materiali ad edifici pubblici e privati, ha costretto gran parte della popolazione a vivere tutto l’inverno nelle auto e in luoghi di fortuna:<br />
in particolare è stato necessario, nell’ottobre del 2012, evacuare ospedali, scuole, locali commerciali; inoltre, il sisma ha causato l’interruzione dell’erogazione dell’energia elettrica in diversi comuni e crolli su strade di collegamento;<br />
la ristrettezza dei tempi a disposizione per l’esame della Camera non ha consentito di integrare e modificare il testo già approvato dal Senato, al fine di prevedere interventi a sostegno delle zone interessate da recenti eventi sismici, come quelli verificatisi nell’area del Pollino, impegna il Governo:<br />
a prorogare il termine di scadenza dello stato di emergenza per le aree del Pollino colpite dal sisma sino al 31 dicembre 2014;<br />
ad adottare misure di esenzione in materia di IMU e TARSU per i fabbricati distrutti o resi inagibili totalmente o parzialmente a causa dei citati eventi sismici, sino al rilascio della futura eventuale certificazione di agibilità sismica, anche secondo quanto disposto dall’ordine del giorno n. 25 approvato dal Governo nella seduta della Camera del giorno 18 giugno<br />
2013;<br />
a disporre la sospensione dei versamenti fiscali e contributivi e delle rate di mutuo, nonché la sospensione di ogni procedura di esecuzione forzata posta in essere sui beni di persone fisiche e giuridiche residenti nelle aree colpite dal sisma del 26.10.2012, da concessionari della riscossione e da istituti di credito: conseguentemente, dovrebbero essere annullate eventuali sanzioni già irrogate;<br />
ad escludere, dal computo del saldo rilevante ai fini del rispetto del patto di stabilità interno le spese in conto capitale e di parte corrente sostenute dai comuni per interventi urgenti e per il personale utilizzato per fronteggiare lo stato di emergenza conseguente ai predetti eventi;<br />
ad autorizzare le amministrazioni locali colpite dal sisma del 26.10.2012 ad impegnare eventuali avanzi di bilancio, in deroga al patto di stabilità interno, per anticipare, nelle more della definizione delle misure statali, le somme necessarie ad interventi urgenti per i danni subiti dalla popolazione colpita.<br />
9/1197/13. Antezza, Bruno Bossio, Oliverio, Folino, Covello, Placido, Realacci, Stumpo, D’Attorre, Magorno, Censore, Aiello, Bruno, Galati, Latronico, Barbanti, Liuzzi, Nesci, Parentela, Dieni.<br />
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Enzo Piphttp://www.blogger.com/profile/09082161936372920882noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8450046498238076801.post-32086911721139948882013-06-20T08:53:00.000-07:002013-06-20T08:53:11.820-07:00Il Governo dice No all'emendamento "Salva Mormanno"<h2 style="text-align: center;">
L'Imu si paga anche sulle case terremotate</h2>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3eoWZyC5mVAPwrsHcchhyEWLzJeEHSBrT6UxVz2vNHV7qSz2xBOEZTg4YBNn9aJ6E-HuzzFzHbeHVWTQOwFSeMmqMIdZiYFL1jRq2_5wbCqC-p5Z9j5IHsqtaZKQ64XWTqc4oxegZPI0/s1600/l43-mormanno-121026093839_big.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3eoWZyC5mVAPwrsHcchhyEWLzJeEHSBrT6UxVz2vNHV7qSz2xBOEZTg4YBNn9aJ6E-HuzzFzHbeHVWTQOwFSeMmqMIdZiYFL1jRq2_5wbCqC-p5Z9j5IHsqtaZKQ64XWTqc4oxegZPI0/s320/l43-mormanno-121026093839_big.jpg" width="320" /></a></div>
<h4 style="text-align: center;">
<i>Non è andato a buon fine il tentativo del deputato calabrese del Movimento 5 stelle Sebastiano Barbanti il quale aveva presentato un emendamento per azzerare l'Imu nelle zone colpite dal sisma o al massimo convertire il pagato in credito d'imposta. Ma la proposta è stata bocciata per il parere contrario del relatore del governo</i></h4>
<div style="text-align: right;">
di Francesco Mollo (da Il Quotidiano della Calabria)</div>
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MORMANNO - Il deputato cosentino del Movimento 5 stelle, Sebastiano Barbanti aveva presentato un emendamento per la sospensione della prima rata dell'Imu - e l'assegnazione di credito d'imposta per chi l'vanesse già pagata - a favore dei proprietari di case dichiarate inagibili per terremoti o altre calamità naturali. Ma la proposta ha incontrato il parere contrario dal relatore del governo Maino Marchi (Pd, emiliano), che ha ribadito che «il problema non esiste perché l'imu per case inagibili, inabitabili, distrutte già non si paga». La replica del deputato è stata sconfessata da Daniele Pesco (M5S) che ha precisato che, in verità, secondo la normativa vigente l'Imu per case inagibili è solo ridotta della metà. «Per tutti coloro che beffati dalla sorte – ha detto Barbanti, nel suo intervento - non debbano subire anche l’umiliazione da parte dello Stato. Mi riferisco a coloro che si sono visti strappare la propria abitazione dalla forza della natura, mi riferisco in particolar modo ai terremoti ed eventi idrogeologici in genere e alla luce delle disposizioni vigenti sono anche costretti a pagare l’Imu sebbene in misura ridotta sull’abitazione resa inagibile. Mi riferisco alle popolazioni dell’Emilia, a quelle dell’Aquila, a quelle delle Cinque Terre, di Barcellona Pozzo di Gotto, di Giampilieri, di Mormanno e in genere del Pollino e di Maierato solo per citarne alcune. Queste persone vivono ancora in tende o roulotte. Come possiamo permettere che queste persone paghino l’Imu. Con quale coraggio, con quale faccia. L’emendamento contempla anche la creazione di un credito d’imposta qualora queste persone per un altissimo senso del dovere e rispetto nei confronti dello Stato abbiamo già pagato la prima rata, abbiamo indicato appunto la creazione di un di una credito d’imposta e abbiamo anche trovato le coperture del caso per chi vuole guardarle. E mi riferisco a tutti ma in particolar modo ai miei colleghi calabresi. Dimostriamo a queste persone la vicinanza dello Stato nostri concittadini più sfortunati. Votiamo tutti compatti questo emendamento e diamo prova del fatto che vogliamo che nessuno venga lasciato solo». Un appello che poi è caduto nel vuoto vista la bocciatura del provvedimento che comporterà adesso per gli abitanti dell'area del Pollino colpita dal sisma dello scorso ottobre l'obbligo di pagare la metà dell'Imu dovuto così come spiegato in aula.Enzo Piphttp://www.blogger.com/profile/09082161936372920882noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8450046498238076801.post-56826128402080318102013-06-19T07:44:00.001-07:002013-06-19T07:44:28.168-07:00Mormanno non si arrende al terremoto... figurarsi al Governo!<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg8uDoqbVBxYsuyen65JFvMdkdAYA-Eq_jJwL1MiHoNtBdcWR0fBJubdltScGB1AahMCJPpu3XkIVqYDeOTbpck9yPDlv9WYMol6lzvuLeS_oEoXx3eRPnSDnmHSVb3E0mNfDkGvghw3rk/s1600/MORMANNO+4.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg8uDoqbVBxYsuyen65JFvMdkdAYA-Eq_jJwL1MiHoNtBdcWR0fBJubdltScGB1AahMCJPpu3XkIVqYDeOTbpck9yPDlv9WYMol6lzvuLeS_oEoXx3eRPnSDnmHSVb3E0mNfDkGvghw3rk/s320/MORMANNO+4.jpg" width="320" /></a></div>
<i>Da quella notte del 26 ottobre quando il terremoto costrinse oltre 150 famiglie ad abbandonare le loro abitazioni e a rese inagibile parte del centro storico e parte della piazza Umberto I, poco si è fatto per rendere di nuovo praticabili le abitazioni, rendere agibili edifici e piazze. La solidarietà del Governo e della Regione si è sostanziata in tante parole e pochi euro. </i><br />
<i>A questo punto i cittadini di Mormanno sono consapevoli che il suo futuro è nelle loro mani. Per questo hanno manifestato il 10 giugno. A seguito di quella importante manifestazione hanno incontrato il Sindaco e quindi hanno pubblicato questo</i><br />
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<h4 style="text-align: center;">
AVVISO AI CITTADINI</h4>
Venerdì, 14-06-2013, un gruppo di cittadini, in rappresentanza di diverse categorie e associazioni (cittadini con l’abitazione totalmente inagibile, cittadini con l’abitazione inagibile per induzione per induzione, esercenti attività commerciali), si sono incontrati col Sindaco per avere informazioni sullo stato delle cose in relazione a:<br />
1.<span class="Apple-tab-span" style="white-space: pre;"> </span>Proroga dello Stato di emergenza;<br />
2.<span class="Apple-tab-span" style="white-space: pre;"> </span>Inizio dei lavori di messa in sicurezza;<br />
3.<span class="Apple-tab-span" style="white-space: pre;"> </span>IMU sulle case rese inagibili dal terremoto.<br />
<div style="text-align: center;">
E’ emerso quanto segue:</div>
1.<span class="Apple-tab-span" style="white-space: pre;"> </span>La mozione presentata dai parlamentari calabresi e lucani in Senato, riguardante l’inserimento del Pollino nella Legge di conversione del decreto n. 43/2013 che avrebbe prolungato lo stato di emergenza fino al 31-12-2014 (già predisposto per l’Emila e l’Abruzzo) non è stato approvato per mancanza di copertura finanziaria.<br />
2.<span class="Apple-tab-span" style="white-space: pre;"> </span>Martedì, 18-06-2013, i sindaci tutti (di Basilicata e Calabria interessati al terremoto), insieme agli Assessori e ai Consiglieri Comunali di maggioranza e di opposizione, presenzieranno alla seduta della Camera dove verrà riproposto l’emendamento così come già fatto al Senato. <br />
3.<span class="Apple-tab-span" style="white-space: pre;"> </span>Qualora tale emendamento non dovesse essere approvato (per gli stessi motivi di cui sopra) esso verrà ripresentato alla prima occasione utile, ovvero non appena il Governo si accingerà a varare nuove diposizioni di carattere finanziario (IMU, TARES, ecc…) <br />
4.<span class="Apple-tab-span" style="white-space: pre;"> </span>Per quanto riguarda l’inizio dei lavori di messa in sicurezza, la fase di consegna da parte del Prefetto alla Regione si è ormai conclusa. Da quella data (10-06-2013), il responsabile regionale, dott. Mazzeo, ha 30 giorni di tempo per perfezionare le pratiche, firmare i contratti con le ditte e dare il via ai lavori.<br />
5.<span class="Apple-tab-span" style="white-space: pre;"> </span>Per quanto riguarda l’IMU, al momento attuale le tassa sulle abitazioni terremotate è sospesa. Se lo stato di emergenza verrà prorogato, tale sospensione diverrà norma di legge. In caso contrario sarà il Consiglio Comunale a prendere i necessari provvedimenti.<br />
<br />
<div style="text-align: right;">
FIRMATO</div>
<div style="text-align: right;">
<i>Gruppo Cittadinanza attiva</i></div>
<div style="text-align: right;">
<i>Esercenti Uniti Mormanno</i></div>
Enzo Piphttp://www.blogger.com/profile/09082161936372920882noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8450046498238076801.post-16134867741436026152013-06-09T02:26:00.001-07:002013-06-09T02:26:29.491-07:00Mormanno. Pagare l'Imu come seconda casa sulle abitazioni inagibili?<h2 style="text-align: center;">
Noi non paghiamo e protestiamo</h2>
Mormanno, circa 1300 famiglie, di cui oltre150, dalla fine di ottobre 2012, hanno dovuto lasciare le loro abitazioni a causa dei danni provocati dal terremoto. E ora, dopo mesi di attese, rabbia e promesse ancora da mantenere da parte delle istituzioni, accade che ai cittadini allontanati dalle abitazioni ritenute inagibili viene chiesto di pagare l’IMU, in quanto considerata ora come seconda casa. Sembra uno scherzo, ma non lo è.<br />
Com’è possibile che un cittadino debba essere tassato su di una abitazione dichiarata non agibile per cause di forza maggiore? Com’è possibile che i poteri istituzionali non abbiano tenuto conto di questa anomalia che riguarda il nostro comune e tutto il circondario prevedendo una fiscalità straordinaria? Perché i nostri amministratori non c’hanno informato su quanto stava accadendo e, comunque, qual è stata la loro posizione nell’incontro a Roma del 5 giugno scorso con il governo?<br />
Stanchi di restare in attesa e di delegare PARTECIPIAMO TUTTI<br />
Lunedì 10 giugno alle ore 18 al CORTEO DI PROTESTA.<br />
Alla fine della manifestazione ASSEMBLEA CITTADINA al cinema San Giuseppe per discutere sui seguenti temi:<br />
•<span class="Apple-tab-span" style="white-space: pre;"> </span>Esenzione del pagamento IMU per gli abitanti delle case dichiarate inagibili;<br />
•<span class="Apple-tab-span" style="white-space: pre;"> </span>Maggiore trasparenza e condivisione degli atti relativi al terremoto e delle richieste a Regione e Governo attraverso assemblee cittadine e il migliore funzionamento del sito web del Comune;<br />
•<span class="Apple-tab-span" style="white-space: pre;"> </span>Inizio immediato dei lavori di messa in sicurezza.<br />
<div style="text-align: right;">
CITTADINI DI MORMANNO</div>
<div>
<br /></div>
Enzo Piphttp://www.blogger.com/profile/09082161936372920882noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8450046498238076801.post-4153852769176362522013-06-06T05:36:00.000-07:002013-06-10T05:36:34.463-07:00Perché nel sito del Comune di Mormanno non si trova questa cartina?<h2 style="text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgu96L9I6ucKbQwi6vx-lKyt44pVP4gMKEV3J4feCg7fPfl5gKwJii15SYWx541A9b6kfysVRweu7f8ryGlMdUI9QUdkgukM1kJLZOqa1B4SKmTCcIzbk-zkJB65MvqI_M34LLNo29tFBU/s1600/Mormanno+cartina+terremoto.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="235" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgu96L9I6ucKbQwi6vx-lKyt44pVP4gMKEV3J4feCg7fPfl5gKwJii15SYWx541A9b6kfysVRweu7f8ryGlMdUI9QUdkgukM1kJLZOqa1B4SKmTCcIzbk-zkJB65MvqI_M34LLNo29tFBU/s320/Mormanno+cartina+terremoto.jpg" width="320" /></a></h2>
<span style="font-size: large;"><i>Questa è la pianta della parte del centro di Mormanno più colpito dal terremoto. Negli edifici in rosso e in viola vivevano e lavoravano otre 150 famiglie che hanno dovuto trovare alloggio altrove. Inizialmente con un modesto contributo del comune, dal 6 aprile in poi senza più sussidio. Quelli in verde sono edifici considerati agibili. </i></span><br />
<span style="font-size: large;"><i>I cittadini di Mormanno hanno diritto a essere informati. A cominciare da informazioni come questa. Cittadini che devono fare i conti con le conseguenze del sisma, che si interrogano sul proprio futuro, che non sanno come e se procedono le opere di messa in sicurezza, chiedono prima di tutto a coloro che sono stati chiamati ad amministrare Mormanno di essere informati per essere partecipi, per poter contribuire alle scelte sul proprio futuro.</i></span><br />
<br />
<h2 style="text-align: center;">
I cittadini di Mormanno vogliono essere </h2>
<h2 style="text-align: center;">
informati per partecipare</h2>
Enzo Piphttp://www.blogger.com/profile/09082161936372920882noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8450046498238076801.post-57081648353025102732013-01-31T08:09:00.001-08:002013-01-31T08:09:53.205-08:00<br />
<h2>
<b><br /></b><b>NO Centrale a Biomasse in Sila …tra auto-difesa del territorio e della comunità.</b></h2>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjHEzsd-7G-20TRUEgIUrEb0x_CEbDnw9ENkDg1rinQXqvQOH9Ogucw0JlVutCwf7ZwkM5UvfIFJTnYdfcU_FbfC1hSb0bbzMGpc2lsW7BKgLSNh8Hg1EHsyX_qVlHTzXKYABZcav_zwik/s1600/IMAG0897.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjHEzsd-7G-20TRUEgIUrEb0x_CEbDnw9ENkDg1rinQXqvQOH9Ogucw0JlVutCwf7ZwkM5UvfIFJTnYdfcU_FbfC1hSb0bbzMGpc2lsW7BKgLSNh8Hg1EHsyX_qVlHTzXKYABZcav_zwik/s1600/IMAG0897.jpg" height="192" width="320" /></a></div>
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La forza del lupo è il branco e la forza del branco è il lupo (Rudyard Kipling)</div>
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<br /></div>
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Questo report fotografico è stato realizzato domenica 27 Gennaio 2013 con lo scopo di fotografare il sito di Piano di Moggio, terreno sul quale dovrebbe sorgere la Centrale a Biomasse di Sorbo San Basile, in un momento in cui quei luoghi sono ancora coperti dalle neve. Ma quello che si riesce a vedere in queste terre va ben oltre le immagini a bassa risoluzione che sono state scattate, quindi è meglio accompagnarlo con la parola.</div>
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<br /></div>
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Muovendo i primi passi su queste montagne si capisce quanto la costruzione della Centrale a Biomasse sia disconnessa dall’equilibrio sociale ed ambientale di questo luogo. Siamo ad oltre 1200 m di altitudine, a “Piano di Moggio”, intorno al luogo di costruzione ci sono delle vallate pianeggianti utilizzate dai contadini della zona per la coltivazione o l’allevamento e dei complessi turistici che funzionano tutto l’anno.</div>
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Le persone che da queste parti ci vivono e ci lavorano sono riuscite</div>
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ad integrarsi perfettamente con l’ambiente circostante imparando a capire i ritmi, i tempi e le regole della montagna. Hanno creato un perfetto equilibrio e sviluppato un potente legame affettivo, percependo il territorio come una parte interna della propria soggettività. Sentono la loro terra come un vero e proprio bene comune, ne rispettano gli equilibri e prelevano da essa solo il necessario per vivere, non la sfruttano ma la utilizzano, non vivono semplicemente di essa ma vivono con essa. Negli anni si è creato un sapere forte e condiviso, un vero e proprio general intellect sul luogo e del luogo, capace di produrre una conoscenza biologica, chimica e fisica su tutto quello che si muove intorno a quei boschi. Riconoscere le piante ed i momenti di coltivazione, capire il tipo di fauna e come interagire con essa, sviluppare un forte senso geografico del posto; qui non ci sono coscienze proprietarie di un élite accademica o tecnica, ma saperi collettivi costruiti con lo scambio continuo ed orizzontale, saperi che affondano le proprie radici in vecchie generazioni che non conoscevano ancora le lingue del potere.</div>
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Basta passare poche giornate in questi luoghi per capire immediatamente come i ritmi di vita e di lavoro siano radicalmente diversi da quelli delle metropoli e, quindi, come anche le dinamiche sociali siano lontane dagli enormi monologhi dell’uomo post-moderno disciplinato e formattato. Vivere qui, con i propri meccanismi collettivi, capaci di sincronizzarsi su altri tempi, non significa vivere una comunità contadina arcaica, narrazione comoda solo a lontane retoriche primitiviste, ma significa sviluppare anche quelle forti capacità relazionali necessarie per creare rete, per poter valorizzare e vendere i propri prodotti, per produrre resistenza ad un mercato globale sempre più onnivoro e formattante. Vivere qui non significa non capire i meccanismi del resto del mondo ma, al contrario, poterli osservare da un altro punto di vista, meno disciplinato e più libero e, una volta osservati, decidere di rifiutarli o accettarli.</div>
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<br /></div>
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È importante sottolineare questo per poter capire come una bieca operazione speculativa sia capace di produrre violenza. Attaccando non sono soltanto beni comuni come la terra, l’aria e l’acqua, ma tutto l’insieme di forme empatiche e sociali che si (ri)producono in questo territorio.</div>
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Infatti, là dove arriva il mercato con la sua logica di individualismo proprietario, già adesso è facile vedere gli effetti che ha prodotto, dove sono state impiantate industrie per la lavorazione del cippato di legno, le falde acquifere risultano inquinate per via per del percolato provocando la morte di parecchi ovini. Inoltre, gli allevatori lamentano che spesso il bestiame si trova in uno stato di disidratazione perché rifiuta di bere l’acqua del fiume Melito, nel quale si riversano le falde cariche di percolato.</div>
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Analizzando quelle che sono le forze in campo si delinea un vero scontro tra quelli che sono gli interessi, i bisogni e le volontà delle comunità locali (una petizione contro la centrale fatta sui comuni di Sorbo e Taverna ha raccolto oltre il 90% delle adesioni) e quello che è l’interesse dell’ANZ Power (società romana che vuole costruire la centrale), scontro le cui dinamiche sono tutte da cercare nei rapporti di potere e di resistenza tipici di questo territorio.</div>
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Da una parte il potere che, con i suoi apparati di comando, gioca la partita su due piani: quello istituzionale, condotto dai partiti politici (PDL e PD in testa) a colpi di delibera di giunta e appoggio al progetto, e quello extra istituzionale agito dal sistema imprenditoriale colluso (quando non diretta emanazione) con le cosche locali, condotto a colpi d’intimidazioni e minacce nei confronti dei membri del comitato che hanno subito, più di una volta, vari atti ritorsivi come l’incendio delle coltivazioni.</div>
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<br /></div>
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Dall’altra parte c’è la capacità di resistenza che le comunità locali riescono a produrre nel tutelare e difendere tanto il loro territorio quanto i meccanismi sociali che sono riusciti a creare. Capacità che cresce sia numericamente che qualitativamente con il passare del tempo e che è capace di produrre, poiché interna al luogo ed alla sua comunità, meccanismi di reale opposizione al potere criminale, molto più produttivi e incisivi di quelli dettati da logiche repressive di stampo giustizialista.</div>
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<br /></div>
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Grazie alla conoscenza tecnica che si è riuscita a produrre sulla nocività della centrale, sono stati presentati esposti alla procura e ricorsi al TAR che, già adesso, hanno avuto l’esito di evitare l’inizio dei lavori e, mentre si stanno continuamente monitorando i luoghi in cui dovrebbe sorgere la centrale, è già pronto un calendario di lotta che promette di dare battaglia fino alla sentenza definitiva del TAR, prevista per fine Giugno.</div>
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La forza di questa battaglia è nella forza della gente che la sta portando avanti, nella capacità di produzione autonoma di soggettività integrate nella comunità, nell’immediata percezione di come la difesa di quello che si è, passa per la difesa dell’ambiente in cui si vive; sta nella capacità di individuare la controparte, di leggerne la composizione politica e sociale e, partendo da essa, di scegliersi lungo la strada gli amici e i nemici.
Siamo ancora all’inizio di questa esperienza, ma conoscere il territorio nel quale ci si muove ed essere capaci di leggerne le dinamiche di potere che lo governano, significa essere capaci di capire su che orme camminare. Vuol dire saper distinguere le impronte lasciate sulla neve dai lupi da quelle dei cani, vuol dire riconoscere i due diversi cammini, quello libero e selvaggio da quello addomesticato e disciplinato. Vuol dire avere tutti i presupposti necessari per produrre resistenza!</div>
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HSL needing_a_riot</div>
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8QKvo_My3hT-AEvJ8kuOQOPToyiny7MAEVMi27mb6bIEzls3YL0rANSz11x2o8Cb7GfGl20-aN6UuL_pQqQdROAtmHutgMkoxqXjZ_RI_3YpcUI82uaVGN6eWxGEZSr9e0LeLMUm5naI/s1600/IMAG0899.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8QKvo_My3hT-AEvJ8kuOQOPToyiny7MAEVMi27mb6bIEzls3YL0rANSz11x2o8Cb7GfGl20-aN6UuL_pQqQdROAtmHutgMkoxqXjZ_RI_3YpcUI82uaVGN6eWxGEZSr9e0LeLMUm5naI/s1600/IMAG0899.jpg" height="192" width="320" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjpKCLvid3ngUU8rXp4fX1Qi47Hga_JuCu_ghog1iurTY6bzdJI7X3CfFQ6Z62ahZNU-3Uu7qxpMqsGpo_2Cqy7Iw2OPKWvx8TK88SHDzMq4NepiIOQUzFE5ifd6kdlWuceNyo_VfqJUJo/s1600/IMAG0896.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjpKCLvid3ngUU8rXp4fX1Qi47Hga_JuCu_ghog1iurTY6bzdJI7X3CfFQ6Z62ahZNU-3Uu7qxpMqsGpo_2Cqy7Iw2OPKWvx8TK88SHDzMq4NepiIOQUzFE5ifd6kdlWuceNyo_VfqJUJo/s1600/IMAG0896.jpg" height="400" width="240" /></a><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWORKd1fjfX-KAM5MGljJaagvpuJax8uoo-8Y7qmojtGn1BonVcX5kveBG48KB9lPc7mdwEFOj17QnFqn-qL-xFwHeDxwJj5jkEk0uJeR1Lzv1mCWGn9ADnw9ExgsILZYK3nnptYDPuHA/s1600/IMAG0907.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWORKd1fjfX-KAM5MGljJaagvpuJax8uoo-8Y7qmojtGn1BonVcX5kveBG48KB9lPc7mdwEFOj17QnFqn-qL-xFwHeDxwJj5jkEk0uJeR1Lzv1mCWGn9ADnw9ExgsILZYK3nnptYDPuHA/s1600/IMAG0907.jpg" height="400" width="240" /></a><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh4vRQuAVJpsjMs-f95K4FxgJM2owTkA_9VoOrRB6ryfTQ_JbljGzIPSnzbn7RnsCuxG9UQktQrpheXHzPl7KCO3KMbWjbzlIvRURp3hk-DA3lVxtKZd9GzMzAMmlvD6tMJLUrg3nT-4p0/s1600/IMAG0923.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh4vRQuAVJpsjMs-f95K4FxgJM2owTkA_9VoOrRB6ryfTQ_JbljGzIPSnzbn7RnsCuxG9UQktQrpheXHzPl7KCO3KMbWjbzlIvRURp3hk-DA3lVxtKZd9GzMzAMmlvD6tMJLUrg3nT-4p0/s1600/IMAG0923.jpg" height="240" width="400" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgaXcFNztEQb5TqSV1_NFCC6eyZRKVlcpbq_hrS9WFq1Jv-VEx0vVelKr2z0ZEhXvJqt4ofvLhY7BE_T87vSLoGT3tYPfleU62Za5YlJ4CMxnwB8bSDP92qXrEIxSBfBqEMVvEu7x4cuTI/s1600/IMAG0904.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgaXcFNztEQb5TqSV1_NFCC6eyZRKVlcpbq_hrS9WFq1Jv-VEx0vVelKr2z0ZEhXvJqt4ofvLhY7BE_T87vSLoGT3tYPfleU62Za5YlJ4CMxnwB8bSDP92qXrEIxSBfBqEMVvEu7x4cuTI/s1600/IMAG0904.jpg" height="240" width="400" /></a></div>
amministratorehttp://www.blogger.com/profile/09519828745501145605noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8450046498238076801.post-35462892326335678412013-01-16T09:13:00.002-08:002013-01-16T09:13:11.249-08:00Seminario<a href="http://www.abccalabria.org/"> Le acque, le terre, i saperi, le genti. Per la gestione comune delle risorse idriche in Calabria</a>amministratorehttp://www.blogger.com/profile/09519828745501145605noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8450046498238076801.post-90625350640351385092013-01-16T07:14:00.003-08:002013-01-16T07:16:01.741-08:00Le acque, le terre, i saperi, le genti<br />
<h4 style="text-align: center;">
Per la gestione comune delle risorse idriche in Calabria</h4>
<div style="text-align: center;">
19 gennaio 2013 presso l’Aula Magna del Liceo Classico “Bernardino Telesio” di Cosenza</div>
<br />
<h4 style="text-align: center;">
Seminario promosso da <i>Terrecomuni in Calabri</i>a e dal <i>Coordinamento Calabrese Acqua Pubblica “Bruno Arcuri”</i></h4>
<br />
<br />
Ore 9.30:<br />
<b>Le ragioni del seminario</b><br />
A cura di <i>TerreComuni Calabria</i> e del <i>Comitato “B. Arcur</i>i”<br />
<br />
<b>I movimenti sociali contro la privatizzazione</b><br />
Corrado Oddi , <i>Forum Italiano dei Movimenti per l’acqua</i><br />
<br />
<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: large;">Sottoscrizione della proposta di legge regionale di iniziativa popolare per la gestione pubblica e partecipata del sistema idrico</span></div>
<br />
<b>Pausa caffe’</b><br />
<br />
<b>Le acque e le comunità. Molteplici forme di una relazione</b><br />
Vito Teti, docente Unical<br />
<br />
<b>Alla scoperta delle sorgenti nell'Altopiana della Sila</b><br />
Marcello Bernardo, docente Unical<br />
<br />
<b>La vicenda della Sorical: l’acqua diventa merce</b><br />
Giovanni Di Leo, <i>Coordinamento “B. Arcuri”</i><br />
<br />
<b>Le Amministrazioni locali nella gestione delle risorse idriche</b><br />
M. Albino Gagliardi, sindaco di Saracena<br />
<br />
<b>Racconti sociali sull’acqua </b><br />
Salvatore Albanese e Sergio Pelaia, associazione <i>Il Brigante</i> di Serra San Bruno<br />
Saverio Gigliotti, <i>Forum del Reventino</i><br />
Giuseppe Vencia,<i> Coordinamento "B. Arcuri"</i><br />
<br />
<b>Dibattito</b><br />
<br />
<br />
<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: large;">Pausa Pranzo (acqua, vino, cibo offerti dai partecipanti)</span> </div>
<br />
<br />
Ore 15.00<br />
<b>I contenuti della proposta di legge di iniziativa popolare</b><br />
Gennaro Montuoro, <i>Coordinamento “B. Arcuri”</i><br />
<br />
<b>La riforma della Sorical secondo la Giunta regionale della Calabria</b><br />
Giovanni Peta, <i>Coordinamento “B. Arcuri”</i><br />
<br />
<br />
<div style="text-align: center;">
<b>Definizione di una carta dei principi sulla gestione delle risorse idriche </b></div>
<div style="text-align: center;">
<b>da condividere fra associazioni e amministrazioni locali</b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><br /></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><br /></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><br /></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b>Scarpidhati</b></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Spettacolo a cura delle Officine teatrali </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>"Il Brigante" Ulicci Alì di Serra San Bruno </i></div>
<div>
<br /></div>
Enzo Piphttp://www.blogger.com/profile/09082161936372920882noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8450046498238076801.post-29387194998206230672013-01-16T06:58:00.002-08:002013-01-16T06:58:47.114-08:00Cosenza a Mormanno<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjpubnYXQRAuK428dODrvaOX-kB2VGsVnO8aEdXQHIEFcPwuiSAE2WoZmU3n2U9JPkN6hLbPOVzo_LAEi_O-kvoPIcTMpMU_v-lbWyUjZ4yDTbxicQR8U6upPS_j96pGoeJ5LWXZ_s4ev0/s1600/logo_mormanno.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="106" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjpubnYXQRAuK428dODrvaOX-kB2VGsVnO8aEdXQHIEFcPwuiSAE2WoZmU3n2U9JPkN6hLbPOVzo_LAEi_O-kvoPIcTMpMU_v-lbWyUjZ4yDTbxicQR8U6upPS_j96pGoeJ5LWXZ_s4ev0/s320/logo_mormanno.jpg" width="320" /></a></div>
La campagna di solidarietà attiva alle popolazioni del Pollino colpite dal terremoto continua. La giornata del 20 gennaio, organizzata da una rete di associazioni di Cosenza e di Mormanno, e condivisa dalle rispettive amministrazioni municipali, si arricchisce di nuove adesioni e partecipazioni. Alle tante già arrivate, si aggiungono in queste ore quelle dello Slow Food Calabria, VAS Cosenza, La Terra di Piero, di artisti come Dario Brunori, di ricercatori come Vittorio Cappelli e Giovanni Sole.<br />
Sarà una giornata di solidarietà intesa non solo come condivisione delle risorse, dei doni e dei talenti ma anche delle sofferenze e del dolore dei nostri fratelli e delle nostre sorelle del Pollino. In una parola, non risolvere la solidarietà nel triste invio di un SMS ma esserci, fisicamente e mentalmente, e tenere la mano.<br />
Sarà anche una giornata di dialogo e di ascolto, di consapevolezza della necessità della cura dei luoghi per riallacciare con il territorio legami di senso intessuti con gli spazi e le persone e non considerarlo una superficie da saccheggiare.<br />
Sarà infine una giornata di festa, perché prendere la parola, cooperare, agire insieme non è un dovere ma volontà di decidere da sé e desiderio di costruire percorsi di indipendenza, di raccontare la propria storia, di incidere nel proprio presente, di sentirsi potenti.<br />
Chiunque volesse maggiori informazioni e/o volesse partecipare, può farlo dando la propria adesione sul blog <a href="http://cosenzamormanno.wordpress.com/">http://cosenzamormanno.wordpress.com</a>/ o anche sul profilo Facebook Cosenza a Mormanno.<br />
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Vi aspettiamo dunque numerosi, vivi, allegri e combattivi.<br />
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Rete delle associazioni “Cosenza a Mormanno”<br />
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Enzo Piphttp://www.blogger.com/profile/09082161936372920882noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8450046498238076801.post-71666634886102749252012-12-29T12:30:00.000-08:002012-12-29T12:30:04.042-08:00Prima del Natale l'assalto ai negozi in Argentina<br />
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Elisabetta Della Corte, fra le aderenti a <i>Terrecomuni in Calabria</i>, dall’Argentina dove si trova per motivi di studio, ci ha inviato questa corrispondenza</h4>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWCYXgZAYpAVpVkCV8oMXZnKFCOR5P9WaF5YNISRbO4jgETWdRvhgEXV8d3amFh8kngm3wzkFDGHvEQROaoyF8qYUF2DZzQhbPY7Ek2ukXD3DnEnBiPgd5DSOI0r0UTnWcU08SDy1Sngs/s1600/281212+Argentina.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="212" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWCYXgZAYpAVpVkCV8oMXZnKFCOR5P9WaF5YNISRbO4jgETWdRvhgEXV8d3amFh8kngm3wzkFDGHvEQROaoyF8qYUF2DZzQhbPY7Ek2ukXD3DnEnBiPgd5DSOI0r0UTnWcU08SDy1Sngs/s320/281212+Argentina.jpg" width="320" /></a></div>
Il Natale è alle porte e non tutti in Argentina possono permettersi un banchetto a base di carne e altri beni di consumo. Dai quartieri popolari di diverse città come Bariloche, Rosario, San Fernando, Campana tra il 19 e il 21 dicembre si è levata un’ondata di espropri proletari che la stampa ufficiale continua a bollare come atti vandalici, saccheggi, ponendo l’accento sul fatto che quei “dannati della terra” non si siano limitati a portare via solo il cibo necessario ma anche elettrodomestici e così via, per delegittimare così questo conflitto che mina l’apparente quiete argentina.<br />
I segni di un disagio crescente erano già nell’aria nei giorni precedenti, quando alcune catene della grande distribuzione ubicate nei pressi dei quartieri popolari di Buenos Aires per calmare le acque avevano offerto beni di consumo a basso costo. La strategia del discount non ha funzionato e centinaia di persone, hanno preso d’assalto i negozi e preso quanto potevano. Circa 300 gli espropri questo il numero riportato da diverse fonti.<br />
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<a name='more'></a>Le foto e i video di questi giorni riportano alla mente le scene della crisi del 2001 che fece cadere il governo di Della Rua. Certo, l’intensità è diversa e oggi non è in gioco la stabilità del governo Kirschner, molto è stato fatto per ripartire dopo il disastro delle politiche neoliberiste di Menem, e negli ultimi anni, partendo dal basso, il ritmo di crescita è avanzato a passo di rumba. Quanto sta accadendo però riporta in primo piano delle semplici domande sulla “bontà” del modello di sviluppo capitalistico, sui criteri di redistribuzione della ricchezza socialmente prodotta, e questo vale tanto per l’Argentina quanto per i paesi dell’Europa in crisi. Domande scomode su cui spesso si sorvola fino a quando il conflitto sociale non si presenta ai nostri occhi con la dovuta violenza. Da qui alla presenza di polizia e militari nelle strade per riportare la “calma”, difendere i negozi e scacciare nuovamente i “dannati” nei quartieri popolari, nelle prigioni patrie, per poi pubblicizzare un piano sociale di reinserimento e incentivi per l’educazione, è storia conosciuta.<br />
Il saldo del conflitto sociale<br />
Il saldo di questi due giorni di fuoco presenta cifre diverse. A secondo delle fonti, in prigione sono finite tra le 500 e le 650 persone. I morti invece sono due: una donna di 40 anni ferita mortalmente da un vetro e un giovane di 22 colpito da un proiettile, per cui si indaga sulle responsabilità della polizia che in teoria avrebbe dovuto usare proiettili di gomma. Decine, invece, i feriti, tra questi uno solo della polizia. I negozi saccheggiati sono circa 290 e i danni, secondo le stime della Camera di commercio della piccola e media impresa (CAME) si aggirano intorno ai 26, 5 milioni di pesos (3.866.676 euro).<br />
Alla ricerca della regia occulta: benvenuti nel gioco del tutti contro tutti<br />
Nel tentativo di individuare una gabina di regia dei saccheggi che hanno perturbato la vigilia del natale argentino il gioco del tutti contro tutti ha preso il sopravvento: governo contro sindacati, questi ultimi contro il governo e allo stesso tempo velatamente in lotta tra di loro.<br />
Secondo le fonti governative non si tratta di atti spontanei. Anche se mancano le prove, il capo del gabinetto, Abal Medina, e il segretario della Sicurezza, Sergio Berni, accusarono Moyano leader della sinistra radicale del sindacato dei camionisti (CGT), e altri sindacalisti in contrasto con il governo, di aver coordinato gli espropri. Sul fronte opposto l’accusato Moyano rinvia la responsabilità della crisi sociale al governo che secondo lui cerca capri espiatori per nascondere i propri errori. Il sindacato opposto alla CGT, nella versione offerta da Scioli, altro leader sindacale, ha parlato invece di gruppi preparati per seminare il caos, ma a differenza del governo, ha evitato le accuse dirette. Mentre l’altra anima del sindacato dei camionisti, capeggiata da Calò, si è limitata a fare riferimento a gruppi radicalizzati. <br />
Uscendo dal campo delle accuse reciproche per guardare invece ai luoghi in cui sono avvenuti i fatti e alle persone, emerge un quadro di povertà ed emarginazione. Quartieri privi dei servizi minimi, baraccopoli senza luce, gas e acqua; giovani, donne e uomini che difficilmente potrebbero permettersi un televisore al plasma, seppure da pagare in 50 rate. I dati parlano di gente che vive al di sotto della soglia di povertà in una società fortemente polarizzata dove alcuni, pochi, vivono in quartieri protetti e case con piscine mentre altri, gli abitanti dei quartieri poveri, aspettano che le grandi tormente estive portino loro l’acqua.<br />
Le previsioni economiche per il 2013 non sono incoraggianti. Dopo i cinque anni di forte espansione, dal 2005 in poi, negli ultimi due anni si avvertono segni di rallentamento. Solo per comprende con un esempio alcune delle questioni macroeconomiche, una parte delle speranze per l’aumento del Pil sono legate al settore automobilistico: in Argentina, da Cordoba, dove sono allocate le maggiori multinazionali del settore auto, si esporta oltre l’80% di auto e parti componenti verso il Brasile, ma è necessario che il gigante brasiliano continui a tirare e che la concorrenza del Messico, paese divenuto di recente un competitore, venga contenuta per far sì che quelle previsioni di aumento di alcuni punti percentuali si realizzino. Intanto il governo provinciale come quello nazionale, negli anni non ha fatto mancare lauti incentivi a questo settore che, qui come in Europa, continua ad essere sostenuto da fondi pubblici in cambio di posti di lavoro, seppur del tipo che spacca la schiena e infiamma i tendini con buona pace del sindacato. Vi è poi il problema dell’inflazione crescente che impatta sulle capacità d’acquisto. E’ anche vero che in questi anni il governo ha portato avanti una politica espansiva, sconosciuta nell’Italia di Monti e più in generale nell’Europa che si affannata a ridurre la spesa pubblica, centrata sulla creazione, 5 milioni stando alle statistiche governative, di posti di lavoro più che di tagli, ma rimane il fatto che il malcontento è in aumento, nonostante gli sforzi. <br />
Molte altre questioni rimangono da trattare per restituire parte della complessità di quanto sta accadendo. Può questo modello, dipendente dalle multinazionali, come quelle dei call-center, sganciarsi e procedere verso una società post-crescita, valorizzando le risorse locali? Si può pensare ad uno sviluppo agricolo indipendente dalla soia e dalla presenza di Monsanto? <br />
Sarebbe bello pensare che un’altra strada sia ancora possibile, riaprendo le conclusioni di Gabriel Garcia Marquez in Cento anni di solitudine, affinché “le stirpi condannate a cento anni di solitudine abbiano infine una seconda opportunità sulla terra”.<br />
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Enzo Piphttp://www.blogger.com/profile/09082161936372920882noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8450046498238076801.post-30745448232306354832012-12-28T12:52:00.000-08:002012-12-29T12:53:57.839-08:00L'espansione del non-capitalismo<br />
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Dal sito brasiliano<a href="http://www.outraspalavras.net/"> <i>www.outraspalavras.net</i></a> riportiamo la conversazione di Paul Mason con Manuel Castells</h4>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjauKTD9EY3_j9PiDvRHNcnD1DbLM7vxf4we3ZQjoZlP0_7F17ekA1mIMpquJCXPHgkjpFaD8us9F96NBF4gZk1DiVf3WYtoV22qkr5LGpuS7SsZS8B3XDz63YkM4qJI_ZgRxeDZr1OT2U/s1600/281212+castells.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="216" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjauKTD9EY3_j9PiDvRHNcnD1DbLM7vxf4we3ZQjoZlP0_7F17ekA1mIMpquJCXPHgkjpFaD8us9F96NBF4gZk1DiVf3WYtoV22qkr5LGpuS7SsZS8B3XDz63YkM4qJI_ZgRxeDZr1OT2U/s320/281212+castells.jpg" width="320" /></a></div>
Il professor Manuel Castells è uno dei sociologi più noti al mondo. Nel 1990 quando i più tecnologicamente attrezzati tra noi stavano ancora lottando per collegare i loro modem a internet, lo studioso spagnolo già documentava la nascita della Società della Rete e studiava l’interazione tra l’uso di Internet, i movimenti di protesta urbani, la controcultura e l’identità personale.<br />
Paul Mason, direttore delle notizie economiche di Bbc Radio, ha intervistato il professor Castells alla London School of Economics sul suo ultimo libro “Aftermath: The Cultures of Economic Crisis” (che si potrebbe tradurre con “Conseguenze: le culture della crisi economica”), ancora non tradotto in portoghese (né in italiano, ndt).<br />
Castells suggerisce che potremmo essere sul punto di vedere la nascita di un nuovo tipo di economia. I nuovi stili di vita danno un senso all’esistenza, ma il cambiamento ha anche un secondo motore: i consumatori che non hanno denaro per consumare.<br />
Pratiche economiche non motivati dal profitto, come il baratto, le monete sociali, le cooperative, le reti di aiuto reciproco e dell’agricoltura, con servizi gratuiti – tutto questo esiste già e si sta espandendo in tutto il mondo, dice. Se le istituzioni politiche si apriranno ai cambiamenti che avvengono nella società – è troppo presto per dirlo. Ecco alcuni estratti della conversazione.<br />
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<a name='more'></a>Che cosa significa l’emergere di nuove culture economiche?<br />
Quando menziono la Cultura Economica Alternativa, parlo di una combinazione di due cose. Diverse persone hanno fatto questa esperienza già da un po’ di tempo, perché non sono d’accordo con la mancanza di senso della loro vita. Ora c’è qualcosa di più – è la legione di consumatori che non possono consumare. Dato che non consumano – perché non hanno soldi, niente credito, niente di niente – cercano di dare un senso alla loro vita facendo qualcosa di diverso. Pertanto, è a causa dei bisogni e dei valori – le due cose insieme – che il fenomeno è in espansione.<br />
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Lei ha scritto che le economie sono culturali. Ci può dire di più su questo?<br />
Se vogliamo lavorare per guadagnare denaro, per consumare, è perché crediamo che con l’acquisto di un auto nuova o un nuovo televisore, o di un appartamento migliore, saremo più felici. Questa è una forma di cultura. La gente sta rovesciando questa idea. All’opposto, ciò che è importante nella loro vita non può essere comprato, nella maggior parte dei casi. Ma non hanno scelta perché sono stati catturati dal sistema. Che cosa succede quando la macchina non funziona più? La gente dice: “Bene, sono davvero stupido. Io sto sempre correndo dietro qualsiasi cosa”.<br />
Qual è l’importanza di questo cambiamento culturale?<br />
E’ fondamentale, perché scatena una crisi di fiducia nei due più grandi poteri del mondo: il sistema politico e quello finanziario. La gente non ha più fiducia verso il luogo dove depositano i loro soldi, e non credono più in coloro cui delegano il loro voto. Si tratta di una drammatica crisi di fiducia – e se non c’è fiducia, non c’è società. Ciò che non vedremo è il collasso economico per sé, perché le società non possono esistere in un vuoto sociale. Se le istituzioni economiche e finanziarie non funzionano, le relazioni di potere producono cambiamenti favorevoli al sistema finanziario, in modo da esso non collassi. E’ la gente a collassare al suo posto.<br />
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L’idea è che se per le banche andrà bene, così non sarà per noi. Lì è il cambiamento culturale. Ed è grande: un discredito totale delle istituzioni politiche e finanziarie. Alcune persone hanno già cominciato a vivere in modo diverso, come possono – o perché vogliono altri stili di vita, o perché non hanno altra scelta. Mi riferisco a quello che ho osservato in uno dei miei recenti studi sulle persone che hanno deciso di non aspettare che la rivoluzione per cominciare a vivere in modo diverso – ossia quel che risulta dall’espasione di quelle che chiamo “pratiche non capitaliste”.<br />
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Sono pratiche economiche, ma che non sono motivate dal profitto – reti di scambio, monete sociali, cooperative, auto-gestione, reti agricole, aiuto reciproco, semplicemente la voglia di stare insieme, reti di servizi gratuiti per gli altri, nell’aspettativa che anche gli altri ti aiuteranno. Tutto questo esiste e si sta espandendo in tutto il mondo.<br />
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In Catalogna, il 97 per cento delle persone che lei ha intervistato erano impegnate in attività economiche non capitaliste.<br />
Bene, sono mille su 30-40 mila, quelli che sono impegnati quasi completamente in modi alternativi di vita. Io distinguo persone che organizzano la vita coscientemente per mezzo di valori alternativi da persone che hanno una vita normale, ma che hanno abitudini che possono essere viste come diverse, in molti aspetti. Ad esempio, durante la crisi, un terzo delle famiglie di Barcellona prestano denaro, senza interessi, a persone che non sono della loro famiglia.<br />
Cosa è la Società in Rete?<br />
Si tratta di una società in cui le attività principali nelle quali sono impegnate le persone sono organizzate principalmente in rete, piuttosto che in strutture verticali. Ciò che fa la differenza sono le tecnologie di rete. Una cosa è essere in costante interazione con le persone alla velocità della luce, un’altra è avere semplicemente una rete di amici e persone. Esiste ogni tipo di rete, ma la connessione tra tutti loro – siano i mercati finanziari, la politica, la cultura, i media, le comunicazioni, ecc. – è nuova a causa delle tecnologie digitali.<br />
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Quindi viviamo in una Società in Rete. Possiamo evitare di viverci?<br />
Siamo in grado di regredire ad un società pre-elettrica? Sarebbe la stessa cosa. No, non possiamo. Anche se molte persone ora stanno dicendo “perché non cominciamo da capo?”. E’ un grande movimento, noto come “decrescita”. Alcune persone vogliono tentare nuove forme di organizzazione comunitaria, ecc.<br />
Intanto, la cosa interessante è che, perché le persone discutano e si organizzino e si mobilitino per la decrescita e il comunitarismo, devono usare internet. Non viviamo in una cultura di realtà virtuale, ma di reale virtualità, perché la nostra virtualità – cioè le reti di internet – è una parte fondamentale della nostra realtà. Tutti gli studi mostrano che le persone che sono più socievoli su Internet sono anche persone più socievoli personalmente.<br />
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Ci sono diversi gruppi che oggi protestano sul tema A, domani sul tema B, e la notte giocano a World of Warcraft (gioco on line di avventura). Ma otterranno ciò che Castro e Guevara hanno conquistato?<br />
L’impatto sulle istituzioni politiche è quasi insignificante, perché oggi esse sono impermeabili al cambiamento. Ma se si guarda a ciò che sta accadendo in termini di coscienza… ci sono cose che non esistevano tre anni fa, come il grande dibattito sulla disuguaglianza sociale.<br />
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In termini pratici, il sistema è molto più forte dei movimenti nascenti… tu colpisci le menti delle persone attraverso un processo di comunicazione, e questo processo oggi si svolge principalmente su Internet e attraverso il dibattito. E’ un processo lungo, che va dalle menti delle persone alle istituzioni della società. Facciamo un esempio tratto dalla storia: a partire dalla fine del XIX secolo, in Europa, esistevano sostanzialmente i conservatori e i liberali, destra e sinistra. Ma poi è successo qualcosa – l’industrializzazione, i movimenti operai, nuove ideologie. Niente di tutto questo era nel sistema politico. Dopo venti o trenta anni, sono arrivatai i socialisti e poi la divisione dei socialisti… e praticamente i liberali sono scomparsi. Tutto questo cambierà la politica, ma non attraverso azioni politiche organizzate nello stesso modo. Perché? Perché le reti non hanno bisogno di organizzazioni gerarchiche.<br />
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Tutto questo dove sta andando?<br />
Tutto questo non costruirà una grande coalizione elettorale, non costruirà nessun nuovo partito. E’ semplicemente la società contro lo stato e le istituzioni finanziarie – ma non contro il capitalismo, contro le istituzioni finanziarie, il che è diverso.<br />
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Di questi tempi, accade che le nostre società diventino sempre più ingovernabili e, di conseguenza, potrà verificarsi ogni tipo di fenomeno – alcuni molto pericolosi. Vedremo molte espressioni di forme alternative di politica che scaturiranno dalle correnti principali delle tradizionali istituzioni politiche. E alcune, ovviamente, guarderanno al passato e cercheranno di costruire una comunità primitiva e nazionalista per attaccare tutti gli altri movimenti, e, infine, arrivare ad avere una società esclusa del mondo che opprime il proprio popolo.<br />
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Ma succede che in ogni processo di cambiamento sociale disorganizzato e caotico, tutti questi fenomeni coesistono. E il loro modo di agire l’uno contro l’altro dipenderà, in ultima analisi, delle istituzioni politiche, se esse apriranno sufficientemente i loro canali di partecipazione all’energia del cambiamento che esiste nella società. Così forse si potrà vincere la resistenza delle forze reazionarie che sono anche esse presenti in tutte le società.<br />
Traduzione dall’inglese al portoghese di Gabriela Leite, dal portoghese all’italiano di www.democraziakmzero.org.<br />
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Enzo Piphttp://www.blogger.com/profile/09082161936372920882noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8450046498238076801.post-694495332363718462012-12-28T12:47:00.000-08:002012-12-29T12:47:30.338-08:00"Noi credevamo" Scuola democratica<br />
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Pubblichiamo un articolo di Salvatore Cingari tratto dal numero 1 della rivista <i>Iconocrazia</i></h4>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhUqs9wEJeuF_gavFJIWf8bL5G2ClGAwwZr9I_N03Mi3gpVzgVgYJ-o8v2Wn4swnsx8tRh1pQa3Ge0_ALbtwF5nPLm4ZXpotsK-jbE359r_ZZQnOPQ3BJJKs7AfGdT04XNCDe5LTgF1Ouw/s1600/281212+Martone.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="205" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhUqs9wEJeuF_gavFJIWf8bL5G2ClGAwwZr9I_N03Mi3gpVzgVgYJ-o8v2Wn4swnsx8tRh1pQa3Ge0_ALbtwF5nPLm4ZXpotsK-jbE359r_ZZQnOPQ3BJJKs7AfGdT04XNCDe5LTgF1Ouw/s320/281212+Martone.png" width="320" /></a></div>
Carlo Cattaneo, nel saggio sulla rivoluzione del ’48 a Milano, scritto pochi mesi dopo la sconfitta[1], delineò con forza una dinamica impressa in tutta la successiva storia d’Italia. Piemontesi e notabilato liberal-patriottico milanese preferirono evitare di alimentare la mobilitazione popolare e il volontariato, votandosi al fallimento per paura che la vittoria significasse la rivoluzione repubblicana. L’Unità fu realizzata quindi non con l’appoggio del corpo della nazione, ma con quello dell’Impero bonapartista, tanto che Cattaneo – avverso al cesarismo militaristico – non volle sedere sul suo scranno parlamentare, rimanendosene in Svizzera; Mazzini morì clandestino in patria; e Garibaldi fu ferito moralmente e fisicamente, rivoluzionario tollerato e utilizzato se disciplinato [2], ma represso violentemente qualora avesse voluto realizzare le aspirazioni più profonde delle camicie rosse. Lo stato nacque in definitiva per mediare la modernizzazione politica con la conservazione delle gerarchie e i privilegi locali sedimentati in una storia secolare, minacciati dai processi rivoluzionari di tre quarti di secolo. Da allora moderati e democratici, nelle loro varie incarnazioni storiche, instaurarono un morboso rapporto di reciproca delegittimazione.<br />
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<a name='more'></a>A differenza della fiction sulle <i>Cinque giornate di Milano</i> [3] – mandata in onda dalla Rai qualche anno fa e illuminata soltanto da qualche positiva interpretazione attoriale -, in cui il ’61 sembrava il trionfante coronamento del ’48, tutto questo dramma è invece alla base di <i>Noi credevamo</i>, il film che, come tutti ormai sanno, Mario Martone ha tratto dall’omonimo libro di Anna Banti. Esso descrive quella che Antonio Gramsci ha definito – riprendendo Vincenzo Cuoco – una “rivoluzione passiva”. I democratici come Mazzini e Pisacane non riescono a provocare che moti minoritari, incapaci di coinvolgere le masse contadine, facilmente repressi dai governi. Gradualmente le sorti del processo unitario passano saldamente in mano ai moderati monarchici. Tanti democratici, come, nel film, Antonio Gallenga, si “trasformano” e si fanno assorbire dai liberali, vedendo nei Savoia il varco verso la realtà. Persino Garibaldi, il Che Guevara del tempo, l’eroe dei due mondi che entrerà col poncho al parlamento subalpino suscitando scandalo fra i benpensanti della destra storica, che diceva di distinguersi da Mazzini perché a differenza del genovese lui “era socialista”, sconsolato dal mancato radicamento dell’idea unitaria nelle campagne, accetta l’alleanza con Vittorio Emanuele II.<br />
Il Risorgimento assume così sempre più le caratteristiche di un processo imposto dall’alto, sfociato non a caso nella repressione e nel latente rischio dell’autoritarismo. Su questo tema si sofferma la quarta parte del film L’alba della nazione, sullo scontro fra regolari e garibaldini sull’Aspromonte in cui viene passato per le armi il figlio di Salvatore, disertore dell’esercito italiano passato ai garibaldini, miracolosamente ritrovato da Domenico che, in modo toccante, ritrova insieme un figlio e un fratello, per vederselo poi subito uccidere dai militari italiani.<br />
Questi tragici eventi furono resi possibili dall’esistenza di due separate nazioni: fin dal Rinascimento classi dirigenti e intellettuali, da un lato, e popolo, dall’altro, furono nel paese largamente divisi, replicando per certi versi la frattura fra “città” e “campagna”, in qualche modo geo-antropologicamente rideclinabile in quella fra “Nord” e “Sud”.<br />
Nel film di Martone questa problematica è nodale: il trio dei protagonisti è non a caso composto da un contadino e da due fratelli dell’aristocrazia locale. E’ il padre del contadino a contrastare i disegni dei ragazzi, mentre la madre dei due nobili è di matrice massonico-carbonara. Il padre “trappetaro” (addetto all’oleificio) mostra al figlio come i padroni filo-giacobini da sempre rubino l’olio alla povera gente. Se già Cuoco aveva segnalato come il giacobinismo italiano avesse fallito per la sua lontananza dai linguaggi del popolo, la storiografia del secondo dopoguerra ha più analiticamente mostrato come la lotta anti-feudale e liberale dei giacobini italiani fosse spesso connessa a interessi proprietari e in conflitto con quelli dei contadini. Ecco che perciò Cristina di Belgioso – amica intima di Angelo e Domenico, i due fratelli protagonisti - è presentata nel film più di una volta nel tentativo spasmodico di sensibilizzare l’intelighensia unitaria al problema sociale del lavoro rurale. Ecco che per tutta la plumbea seconda parte, ambientata in un carcere di massima sicurezza dopo il fallimento del ’48, è particolarmente riuscita la rappresentazione della secolare scissione fra i ceti: anche negli ambienti comunicanti dove i prigionieri politici erano ammassati, veniva stabilita una rigida separazione e gerarchizzazione degli spazi, identificata con un’esclusione anche politica, in cui i contadini anti-monarchici non solo stavano a parte, ma non venivano chiamati a partecipare alle riunioni e alla discussione delle notizie che a fatica entravano fra le mura del carcere. Domenico dorme e vive soprattutto con loro, a testimonianza di una rara intransigenza e coerenza con i propri ideali democratici (in cui si possono riconoscere le punte più alte dell’anti-Italia perseguitata da Bava Beccaris, da Cadorna e da Mussolini e puntualmente delusa dagli esiti della rivolta, attonita dalla Restaurazione centrista, mobilitata dal terrorismo di stato e neo-fascista, progressivamente circondata dalla Videocracy berlusconiana evocata dalle macerie di Tangentopoli). Tuttavia solo lui viene chiamato dai ricchi patrioti a condividere la “sfera pubblica” formatasi fra i prigionieri. Sollevando il problema del coinvolgimento dei contadini nella discussione, solo Carlo Poerio, monarchico illuminato e di grande spessore umano, dice che “si può fare”, ma, scoraggiato dalle proteste generali, aggiunge anche che “ci si può pensare in un altro momento”.<br />
L’apice tragico di questa tensione è ovviamente l’omicidio di Salvatore da parte di Angelo. Sospettato di essere una spia, accusato di aver abbandonato la lotta una volta diventato padre, viene ucciso da Angelo che cerca quasi di legittimare il suo accesso d’ira, di fronte allo sconcertato e sconvolto Domenico, con l’egida della “giustizia rivoluzionaria”, proprio il giorno della festa del battesimo del figlio di Salvatore, visto come ennesimo rito local-popolare a cui Angelo non riusciva più ad adattarsi. La terza parte sugli sviluppi della vita di quest’ultimo, gravata dal senso di colpa e dalla radicalizzazione dell’ideale rivoluzionario che, anziché nell’intransigenza antitrasformistica di Domenico, rimasta nel confine mazziniano-garibaldino, naufraga in una rivolta disperata e moudit, priva di alcuna capacità di condivisione. L’esito è l’esercizio sterile di una violenza priva di tempesta del dubbio, in cui la vita umana anche innocente può essere sacrificata di fronte all’obiettivo della liberazione politica. Nel terzo episodio del film, incentrato sulla Londra in cui Mazzini da tempo tesseva un fitto dialogo con i più importanti esponenti della democrazia e del socialismo europei[4], Angelo è infatti tragicamente coinvolto nell’attentato a Napoleone di Felice Orsini, che poi scatenò e giustificò la stretta repressiva nel Secondo Impero. L’ombra di Francesco Crispi agli angoli dei Boulevard, rimanda alla storia più recente del terrorismo italiano e all’utilizzo che di esso ne fece lo Stato più o meno deviato, secondo la dinamica dello “spettacolare integrato” descritto da Guy Debord, che non a caso rinnovava la pagina marxiana sull’estetizzazione della politica riferita proprio al maturo bonapartismo.<br />
Un chiaro richiamo a come oggi il potere “concentrato”, esercitato dal monopolio statuale della violenza, si riproduca nella forma liquida e post-moderna della produzione economica della “soggettività” (ma non senza l’aiuto delle forme hard del potere stesso) è la scena in cui il capo delle guardie carcerarie cerca di terrorizzare i prigionieri, urlando fra le altre cose che lì non sarebbe stato possibile quasi leggere e scrivere: era stata del resto la cultura ad annebbiare loro le menti, a portarli alla delinquenza. E lui, in un misto d’italiano e dialetto, si vanta invece di essere alfabetizzato ma soltanto per redigere i verbali burocratici. Il pensiero va ovviamente all’attuale distruzione della scuola e dell’università, alla criminalizzazione di insegnanti e docenti, alla gassificazione degli ambienti in cui fiorisce la ricerca: istituti, biblioteche, archivi. Mentre dilaga nella mente dei ragazzi l’immaginario commerciale e i valori consumistici e insieme l’apparente compensazione (in realtà integrazione) regressiva del differenzialismo identitario.<br />
Ma la figura più spiazzante di tutto il film è a mio avviso l’“uomo del cardellino”. Nella quarta parte, sulla carrozza in cui si ritrovano viaggiatori comuni e volontari accorrenti ad un nuovo richiamo di Garibaldi, come Domenico e il figlio di Salvatore, si trova anche un uomo con una gabbia con un cardellino. Questi era stato sarto per le industrie di San Leucio, smantellate a seguito delle politiche economiche liberistiche della Destra che favorirono la manifattura settentrionale. Inoltre aveva perso anche la moglie, da cui non aveva avuto figli – simbolo peraltro, questi, della riproduzione del sistema, della deiezione “pubblica” – ma aveva avuto una profonda felicità, nutrita anche di un rapporto con la natura ora assediata dal “rumore” con cui sembrano incedere i nuovi processi di modernizzazione [5]. Invano il figlio di Salvatore gli chiede fanciullescamente di unirsi alla lotta: la pace ch’egli trova nel ricordo del passato amore non ha nulla a che vedere con l’idea gnostica di una liberazione per via politica. La politica è, anzi, nella sua visione, uno degli effetti perversi della modernità che minaccia il rapporto fra uomo e natura. Un po’ aporetica in effetti questa figura, in quanto da un lato essa mette in discussione il processo unitario dal punto di vista del mancato sviluppo dell’embrionale industria borbonica, ma poi dall’altro sembra considerare contrario alla misura umana tutto ciò che porta con sé il tempo nuovo. E’ in questa figura tuttavia che la storia del film trova il suo estremo – e forse anche per questo aporetico – approdo problematico. Sembra quasi che dopo averci per tutto il film rappresentato la vana lotta degli ideali democratici contro un imbattibile Gattopardo, di fronte a cui anche i liberali coerenti e disinteressati come Carlo Poerio e Sigismondo di Castromediano devono poi dichiarare “noi credevamo” (quasi a smentire chi sostiene che la responsabilità fu di chi non volle mai legittimare la Monarchia, danneggiando cosi la serietà degli sforzi della classe dirigente liberale), finisca poi per dirci: anche quella che De Sanctis definiva “scuola democratica” era in realtà vittima dell’illusione energetista, di una perversa dialettica dell’illuminismo. Ogni liberazione può avvenire solo nel privato, nella dimensione individuale-universale e non in quella inautentica della partecipazione “civica”, dell’impegno “pubblico”, nelle artefatte dimensioni della “società” e delle “istituzioni”. Ma la figura dell’uomo col cardellino non è soltanto declinabile come denuncia conservatrice delle illusioni e distruzioni rivoluzionarie. Essa infatti può rimandare altresì all’idea di una potenzialità liberatrice disseminata nel sociale e nell’individuale, estranea alla tradizione civico-pubblica che va da Dante Alighieri a De Sanctis e invece rappresentata ad esempio dalla letteratura petrarchesca o cortigiana, che di recente uno studioso come Stefano Jossa ha contrapposto alla tradizione “militante” come più autentica depositaria di fermenti rivoluzionari, nel senso di una più marcata rottura rispetto agli interessi della modernità borghese (a cui vanno ricondotti anche i movimenti risorgimentali) con un conseguente ritiro in una sfera privata ed elitaria in cui coltivare i valori di humanitas su cui solo, a suo avviso, può essere edificata una vera democrazia [6].<br />
L’uomo con il cardellino potrebbe così essere il simbolo di un’idea diversa di cambiamento – ecologista, libertaria, ispirata a un “pensiero meridiano” – che muove dalla realtà dell’uomo e tende a sfuggire dalle secche istituzionalizzanti del potere. E tuttavia ogni percorso di cambiamento collettivo, soprattutto se non vuole restare confinato ad una sfera ristretta ed esclusiva (insegnava Marx che la borghesia è più progressiva delle corti), deve confrontarsi con il problema del potere e delle istituzioni, che peraltro è parte degli enigmi forse irrisolvibili (nella misura in cui il movimento collettivo di cambiamento aspira a cambiare le istituzioni ma in esse poi muore). Nel momento in cui si attiva questo confronto la tradizione repubblicana e “politica” riassume il suo senso, la sua riconnessione dialettico-illuministica, cioè, con i bisogni dell’umano. Si tratta del problema che emerge dalla riflessione stessa di Rousseau, tesa all’estremo fra repubblicanesimo civico e disalienazione individuale-romantica dalle pastoie della civilizzazione.<br />
Non è quindi possibile contrapporre civismo e dimensione individuale della felicità, res-pubblica e bio-politica, come si vede alle origini classiche stesse della democrazia. Una fusion di realismo naturalistico e impegno mi¬litante percorre del resto non a caso tutta la tradizione intellettuale-politica italiana, da sempre maturata a margine e contro il potere e le istituzioni nel sogno di rifarle nuove, fino all’estremo esito del rischio e sacrificio della vita. Di questo parla anche l’ultimo libro di Roberto Esposito, Pensiero vi¬vente [7]. Qui l’autore ricostruisce la filosofia italiana all’insegna di un pen¬siero che, distinguendosi dal logocentrismo dominante in Europa, da Carte¬sio in poi, fonda il pensiero sulla sporgenza vitale-corporea. Un pensiero della vita, dunque, che sembrerebbe allontanarsi dal “siam pronti alla mor¬te” imparentato con la macabra volontà di potenza dell’età dell’imperiali¬smo [8]. E tuttavia in quella prontezza a morire si può anche vedere l’estremo amore per una vita autentica: dalla prigionia di Campanella al martirio di Bruno, dalla povertà di Vico alla militanza di Cuoco, dalla ginestra leopar¬diana, al diverso antifascismo di Gramsci fino alla protesta operaista, si è trattato sempre di un pensiero-contro che rivendica per tutti la possibilità (non la sicurezza) di possedere un cardellino e ascoltare il silenzio della natura. L’impegno politico ritrova così il nesso con quella vita e con quell’esistenza che sembrano irrimediabilmente persi nell’istituzionalizzazione del movimento e in un compromesso che non è mediazione ma assorbimento in altro. E non a caso Domenico, il figlio di Salvatore e l’uomo con il cardellino si parlano, si intendono, si aiutano, prima di essere definitivamente separati dagli eventi.<br />
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<b>Note</b><br />
<span style="font-size: x-small;">[1] C.Cattaneo, Dell’insurrezione di Milano nel 1848, Milano, Mondadori, 2001.</span><br />
<span style="font-size: x-small;">[2] M.Isnenghi, Garibaldi fu ferito. Storia e mito di un rivoluzionario disciplinato, Roma, Donzelli, 2007.</span><br />
<span style="font-size: x-small;">[3] Le cinque giornate di Milano. Cronaca di una rivoluzione (ITA, 2004).</span><br />
<span style="font-size: x-small;">[4] Cfr., su ciò, i recenti libri di S.Mastellone: Mazzini scrittore politico in inglese. Democracy in Europe (1840-1855), Firenze, Olschki, 2004; Mazzini e Linton. Una democrazia europea (1845-1855), Firenze, Olschki, 2007; La nascita della democrazia in Europa. Carlyle, Harney, Mill, Engels, Mazzini, Schapper. Addresses, Appeals, Manifestos (1836-1855), Firenze, Olschki, 2009.</span><br />
<span style="font-size: x-small;">[5] Cfr.S.Pivato, Il secolo del rumore. Il paesaggio sonoro nel Novecento, Bologna, Il Mulino, 2011.</span><br />
<span style="font-size: x-small;">[6] S.Jossa, L’Italia letteraria, Bologna, Il Mulino, 2006.</span><br />
<span style="font-size: x-small;">[7] R.Esposito, Pensiero vivente, Torino, Einaudi, 2010.</span><br />
<span style="font-size: x-small;">[8] Cfr.A.M.Banti, Sublime madre nostra: la nazione italiana dal risorgimento al fascismo, Roma-Bari, Laterza, 2011 e Id (a cura di), Il Risorgimento nelle testimonianze, nei documenti e nelle immagini; Roma-Bari, Laterza, 2011.</span><br />
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Enzo Piphttp://www.blogger.com/profile/09082161936372920882noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8450046498238076801.post-39362006534936380092012-12-19T10:50:00.000-08:002012-12-19T08:45:55.915-08:00Cosenza a Mormanno: non tremiamo cooperiamo<br />
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Pubblichiamo di seguito l'appello sottoscritto da associazioni e cittadini per una iniziativa a sostegno dei cittadini di Mormanno</h4>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqqn1rtHxkT5Ijylqg3J9aKAzChpwDUprYrGxH02BaYdE5mHEf6Vnbx3oYUPZYIpf4jdcEo603AFdixt3W28Dzgm_x6zWsM6WLPZ26IZtxT2o5-I7lXJABFLZAXi1sgCOoqVwjRT_dDDg/s1600/031212+panorama+mormanno.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqqn1rtHxkT5Ijylqg3J9aKAzChpwDUprYrGxH02BaYdE5mHEf6Vnbx3oYUPZYIpf4jdcEo603AFdixt3W28Dzgm_x6zWsM6WLPZ26IZtxT2o5-I7lXJABFLZAXi1sgCOoqVwjRT_dDDg/s320/031212+panorama+mormanno.jpg" width="320" /></a></div>
Cosa sta succedendo nei luoghi colpiti dal terremoto? Da chi e come viene gestita l'emergenza?<br />
Come rendersi utili? Come attivare in Calabria reti di solidarietà, coordinazione e prevenzione che siano durevoli?<br />
Sentiamo il bisogno di incontrarci e discutere sull’emergenza causata dal terremoto nei paesi del Pollino, con l'auspicio di aiutare quanto più possibile i terremotati, ma anche per stimolare la creazione o il consolidamento di forme di organizzazione permanenti, dal basso e sul territorio, per rispondere a momenti di emergenza, in un’ottica di cooperazione e non competizione.<br />
Abbiamo bisogno di capire come essere utili e come organizzarci per innescare quei meccanismi solidali che sono alla base non solo della gestione dell'emergenza, ma anche di un cambiamento possibile.<br />
Su tutti questi temi vogliamo confrontarci con testimoni diretti e attivi e con tutti quelli che avranno voglia di discutere assieme e impegnarsi in questa sfida.<br />
Insieme ai cittadini di Mormanno e di tutto il Pollino non vogliamo cedere alla paura e alla subordinazione che si genera di fronte al terremoto o davanti una qualsiasi sospensione della quotidianità.<br />
Soprattutto vogliamo che non si disperdano e si abbrutiscano le relazioni e i legami sociali che costituiscono la ricchezza delle nostre comunità.<br />
Chiediamo a medici, geologi e ricercatori, di aiutarci nel fare affermare forme di solidarietà che permettano ai terremotati del Pollino di continuare ad autodeterminarsi anche dentro l’emergenza e non consegnarli ad un destino di chiusura dentro i campi paramilitari della Protezione Civile.<br />
Chiediamo alle associazioni, agli artisti, ai musicisti, ai sindacati, di organizzare con noi una giornata di solidarietà attiva e dal basso con i cittadini di Mormanno e degli altri paesi per dimostrare la comunanza e la prossimità dei cosentini alle sorelle e ai fratelli nostri del POLLINO.<br />
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<i><a href="http://www.ciroma.info/">La Ciroma</a></i></div>
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Hanno già aderito: <i>Teatro dell’Acquario</i>, <i>Associazione Seminaria</i>, <i>Cgil che vogliamo</i>, <i>Compagnia Scena Verticale</i>, <i>NeroMacchiato Factory</i>, <i>Coessenza, GAS </i>(Gruppi Acquisto Solidale – Cosenza), <i>Auser</i>, <i>Aia </i>(Associazione Italiana Arbitri –Cosenza), <i>TerreComuni in Calabria</i>,<i> Arci</i> Cosenza.<br />
E inoltre: Beniamino Gaudio, Ernesto Orrico, Franco Piperno, Francesco Bevilacqua, Paride Leporace, Ferdinando Laghi, Marta Petrusewicz, Max Mazzotta, Argia Morcavallo.<br />
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I promotori organizzano per il 20 gennaio una giornata di solidarietà. Questa è la e-mail per chi vuole dare l'adesione e contribuire attivamente all'organizzazione della giornata del 20 gennaio: <span style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 115%;"><a href="mailto:m.ciglio@gmail.com"><i>m.ciglio@gmail.com</i></a></span><br />
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Enzo Piphttp://www.blogger.com/profile/09082161936372920882noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8450046498238076801.post-72495492369356391662012-12-19T09:00:00.001-08:002012-12-19T09:00:22.245-08:00Paesaggio e decrescita<br />
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Comunicazione di Paolo Cacciari al convegno Il tramonto dell’Occidente, tenuto a Cagliari dal 9 all’11 novembre scorso </h4>
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgf2FoPnqiy4VIqTlUSvQuiUOlBNDzUhG9QrKxGmfxySD6-j5dmBkXu4A-cc7SQifdS8yiLNsh88XP4O5dzRFVk4wEM17vjdA0vxLZcE-uYPZ00QNNtLPmuBIAzXdHIagnL4wurdrvReQI/s1600/191212.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="297" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgf2FoPnqiy4VIqTlUSvQuiUOlBNDzUhG9QrKxGmfxySD6-j5dmBkXu4A-cc7SQifdS8yiLNsh88XP4O5dzRFVk4wEM17vjdA0vxLZcE-uYPZ00QNNtLPmuBIAzXdHIagnL4wurdrvReQI/s320/191212.jpg" width="320" /></a></div>
Il legame tra “tutela del paesaggio” e “progetto della decrescita” può essere molto stretto (intuitivo, persino banale) nella sua accezione fisica: il paesaggio lo si difende innanzitutto facendo un uso rispettoso e accorto del suolo, programmando un “minor consumo del territorio” – come recita anche il Codice dei beni culturali e come si prefigge il nuovo ddl Monti-Catania. La decrescita, dal canto suo, è anzitutto la diminuzione dell’impronta ecologica delle attività antropiche.<br />
Tra paesaggio ed ecologia ci sono legami ancora più profondi e fecondi.<br />
Infatti, la nozione di paesaggio ci aiuta a capire che:<br />
- natura e cultura sono inseparabili (sfidando qualche secolo di cultura illuministica, di ibris tecnoscientifica e di delirio di onnipotenza della tecno-economia) (Marchetti);<br />
- i “beni comuni”, quelli necessari ad un vivere dignitoso, sono correlati e concatenati (sfidando le separatezze dei saperi specialistici e delle discipline accademiche codificate) (Piero Bevilacqua);<br />
- i processi di cambiamento hanno bisogno anche di una presa di “coscienza di luogo” (oltre che di classe, di genere, di generazione…) soggettiva e collettiva (sfidando due secoli di appartenenze politiche a “una dimensione”) (Magnaghi).<br />
<br />
<a name='more'></a><b>Il paesaggio: dove tutto si tiene</b><br />
Per capire la nozione di paesaggio prendo a prestito la famosa metafora di John Ruskin (“Il paesaggio è il volto amato della patria”), aggiornandola così: il paesaggio è il volto di una comunità ecologica, l’immagine di un sistema vivente in cui tutte le componenti antropiche e naturali, presenti e passate, sono poste in relazione (compreso l’osservatore, che ne fa parte integrante). Come scrive Tiziana Banini: il paesaggio è “l’espressione visibile dell’interazione unica e irrepetibile tra uomo e ambiente” (Banini).<br />
In un paesaggio c’è quindi qualcosa che va oltre la somma delle sue singole, complesse, infinite componenti fisiche e storiche; c’è “un di più” inconoscibile con i soli strumenti di indagine analitico-descrittivi di tipo “scientifico”.<br />
Il paesaggio non è un “ammasso di frammenti” (Consonni), non è fatto solo di “tutte le cose che vi si radunano”, ma anche “di tutte le idee con le quali vengono lette”, ordinate, vissute (Luciani). Per comprendere il senso di un paesaggio non bastano tutti gli specialisti di tutte le discipline, serve una “attitudine dialogica”. Uno sguardo d’insieme. Serve “una razionalità sensibile e una ragione cordiale”, per dirla con Leonardo Boff.<br />
La realtà che vediamo attraverso uno sguardo paesistico va oltre la sua evidenza fisica. E’ una immagine di una località che provoca emozioni, crea legami sentimentali, evoca ricordi di esperienze. Un paesaggio può essere bello o squallido, amichevole od ostile: gradevole, rasserenante, facilitare la socievolezza, oppure al contrario può apparire inospitale, provocare disagio psicologico, insicurezza, disgusto, “turbamento, dolore, rabbia”, per usare le parole di Pasolini di fronte alle offese al comune “senso estetico” inferte dalla cementificazione attorno alle città antiche.<br />
Il laboratorio della scuola dei territorialisti di Alberto Magnaghi sta facendo esperienze davvero straordinarie (Associazione Eco Filosofica, 2009) con la costruzione partecipata delle “mappe di comunità e paesaggio”, attraverso le quali avviene una autorappresentazione dei luoghi da parte degli abitanti.<br />
Le persone che popolano (abitano o visitano) quel luogo sono collocate all’interno di quello stesso spazio, ne fanno parte. Sono allo stesso tempo soggetti osservatori e oggetti condizionati dal contesto.<br />
Il paesaggio non è quindi, una “cartolina”, un “Belvedere”, un “cono visivo” (con un determinato angolo prospettico, come recitano i Piani paesaggistici regionali), ma un “paesaggio-ambiente-territorio” (Settis), un “paesaggio-luogo” (Bonesio, 2007) in cui le dimensioni fisiche, ambientali, storiche, culturali, estetiche formano un unicum inseparabile.<br />
L’azione mentale che ci permette di vedere e riconoscere le cose che ci stanno intorno e che ci fa percepire un paesaggio come amichevole od ostile, confortevole o stressante, piacevole o alienante… è un procedimento cognitivo principalmente di tipo estetico. La realtà (per quanto complessa, articolata, sfaccettata…) ci appare a noi sempre all’inizio come un “unicum”.<br />
Per riuscire a comprenderlo, è necessario possedere una capacità di lettura e una apertura mentale tale da riuscire ad elaborare una visione d’insieme, nella sua “totalità estetica” (Farinelli) e farci così esclamare: “che bello! Mi piace”. Oppure: “che orrore! Dio me ne scampi”.<br />
Jane Adams (femminista, premio Nobel per la Pace, fondatrice della Hull House di Chicago) ebbe a dire che ci sono casi di “contagio emotivo unito alla socievolezza” che nascono dal nostro innato “senso estetico” e che, per esempio, “ci spingono a chiamare alla finestra tutti coloro che si trovano in casa quando compare una processione per la strada o un arcobaleno nel cielo”. “Le esperienze fondamentali della vita umana” in grado di suscitare sensazioni di appartenenza sono “il rapporto con la terra e la natura, il sentimento religioso, l’amore”.<br />
Nel paesaggio c’è forse anche qualcosa che va oltre lo stesso senso estetico. Ciò che è stato chiamato il “genius loci”, l’identità profonda dei luoghi, il loro carattere speciale e singolare, il loro “temperamento” e “personalità” che riescono ad essere percepiti dalle popolazioni insediate, dalle comunità che li abitano e, persino, dai visitatori occasionali.<br />
Vi sono “connessioni sottili che attraversano natura e paesaggi che si estendono dal sensibile al sovrasensibile” (Scroccaro, 2007). Il “genius loci” appartenente ad una dimensione simbolica, metafisica e spirituale. (Per quanto abbia sempre inevitabilmente bisogno di essere ben supportato da determinate strutture fisiche). Il paesaggio è attraversato dal “soffio della vita”.<br />
Se vogliamo essere più prosaici, se temiamo di essere fraintesi con l’esoterico e lo spiritualismo, possiamo allora prendere le parole della splendida sentenza della Corte Costituzionale (n.378 del 2007): “L’ambiente è un bene della vita, materiale e complesso, la cui disciplina comprende la tutela e la salvaguardia della qualità e degli equilibri delle sue singole componenti”.<br />
Questi valori devono però essere percepiti e riconosciuti. “Il luogo non esiste per sé, ma solo se viene riconosciuto dalla comunità che lo popola” (Daniela Poli cit. da Luisa Bonesio in La sobrietà come stile di vita e valore identitario).<br />
Se questo processo di riconoscimento e di identificazione (soggettivazione) con i luoghi non avviene, non si crea nemmeno quel rispetto per i territori di appartenenza, unica vera condizione di base per una loro salvaguardia, preservazione e presa in cura. Almeno che non si creda che l’opera di salvataggio del paesaggio, della natura, dei beni culturali sia una partita riservata a pochi eroici sovraintendenti statali, da una parte, contro i perfidi immobiliaristi cementificatori e speculatori, dall’altra. Il riconoscimento giuridico, costituzionale del paesaggio è destinato a rimanere lettera morta se i suoi valori non entrano nella cultura delle popolazioni insediate. I vandali sono in casa nostra, scriveva Antonio Cederna (“Vandali in casa”). I vandali siamo noi.<br />
Scrive Scroccaro: “L’esperienza del ‘rispetto’ è un ingrediente indispensabile di una pratica rivolta alla cura del paesaggio; correlativamente, la carenza di sensibilità paesaggistica si inscrive nella più generale incapacità di praticare il rispetto nei confronti del mondo naturale e culturale. A questo proposito, prendiamo a prestito da Hillman (James Hillman, Politica della bellezza, Moretti e Vitali, 2002 p.55-56) l’espressione ‘ottundimento psichico’ per indicare l’anestesia disorientante che predomina attualmente” (Scroccaro, p.139). La dissoluzione dei luoghi procede di apri apsso con la “spoliazione del corpo” (Toesca), con la “morte del prossimo” (Luigi Zoia), con la perdita della soggettività individuale e delle relazioni affettive ed etiche con gli altri.<br />
La perdita della capacità di riconoscere l’identità dei luoghi (l’indifferenza) non è diversa dall’incapacità di riconoscere se stessi come individui sociali. La distruzione dei luoghi non è un incidente, un eccesso di voracità di qualcuno, ma un obiettivo intrinseco del sistema economico dominate: recidere le relazioni tra l’individuo, l’ambiente, gli altri da se. Costringendo l’individuo nella sola dimensione produttiva/consumistica. Spaesamento, sradicamento sono effetti coerenti di una logica di dominio volta ad annichilire l’individuo. Così il territorio, spogliato dal paesaggio, sterilizzati i “genī loci”, diventa strumento neutro del potere economico, liberamente cartografabile, per esercitare il “terrere” sui sudditi, tracciare confini ed erigere enclousers dentro cui segregare i propri sudditi.<br />
Scrive Magnaghi che la “coscienza di luogo” è la “capacità di riacquisizione dello sguardo sul luogo come valore, ricchezza, relazione potenziale tra individuo, società locale e produzione di ricchezza. Un percorso da individuale a collettivo in cui l’elemento caratterizzante è la ricostruzione di elementi di comunità in forme aperte, relazionali, solidali”.<br />
La mia tesi, quindi, è che i veri progressisti, la sinistra sociale autentica, non debbano temere di rivendicare per tutti (ricchi e poveri, acculturati o selvaggi…) il diritto di coltivare ed esercitare il senso artistico, di partecipare al godimento estetico (contemplativo), di curare il proprio benessere culturale e spirituale e di pretendere la bellezza: cioè un ordine delle cose armonioso, equilibrato, confortevole, realizzante, socializzante.<br />
Spesso si teme di chiedere troppo. Si dice che la pancia viene prima della mente e la mente prima del cuore.<br />
Ed è un errore e una trappola fatale. (Edgar Morin non smette di ricordarcelo: siamo animali al 100% razionali e al 100% sentimentali). E’ proprio questo errore che il paradigma del paesaggio ci insegna a non commettere. Ogni scissione e gerarchizzazione dei bisogni, rompe l’interezza della natura umana e fa degli individui dei pezzi subalterni di un ingranaggio fuori dal loro controllo.<br />
Produttori in fabbrica, consumatori al supermercato, abitanti-residenti a casa, turisti amanti del paesaggio in vacanza, cittadini alle elezioni… La vita si segmenta e perdiamo il suo senso.<br />
“Reclamiamo il progresso della bellezza delle città e dei paesaggi, il progresso della purezza delle falde freatiche che forniscono l’acqua potabile, della trasparenza dei corsi d’acqua e della salute degli oceani. Esigiamo un miglioramento dell’aria che respiriamo, del sapore degli alimenti (…) La diminuzione della pressione eccessiva del modo di funzionamento occidentale sulla biosfera è una esigenza di buon senso e nello stesso tempo una condizione di giustizia sociale” (Latouche).<br />
Acqua, vento, sole, prima di essere turbine, pale eoliche, pannelli solari, sono fragranza, profumi, luce.<br />
<br />
<b>Il paesaggio oggi</b><br />
Ogni paese ha il paesaggio che si merita (Settis).<br />
Non ci sono discordanze sul giudizio da dare sui processi di “megalopolizzazione” in corso, che sono stati variamente definiti:, “enlarged city”, “campagna urbanizzata” (Giacomo Becattini), “urban sprawl” (Salzano), città diffusa, infinita, espansa, dilatata, sparpagliata…“Metroregione policentrica in rete” (Ernst Bloch, in: M.Davis), “Sistema urbano polinucleare” (Aldo Bonomi)…<br />
I guasti prodotti da questo “non-modello” di urbanizzazione (“losangelizzazione”) sono stati straordinariamente descritti da Eugenio Turri, lungo la autostrada “A4”: “Una sterminata periferia senza forma e senza sentimento” (p.24), “un’ampia poltiglia”. “Dallo spazio – dalla quota dei satelliti - ciò che risulta oggi (…) è anzitutto (…) una macchia che sembra simile ad un fenomeno cancrenoso, ad una escrescenza, una muffa, ciò che fa pensare alla antropizzazione come a qualche cosa di innaturale, ad una degradazione della biosfera” (Turri, p.46).<br />
“La colata” di cemento sommerge ogni spazio libero. “Il saccheggio” procede. Il paesaggio sparisce: “Il capannone è il tipico edificio che più si ripete, il leit motiv. Solo piccolissimi varchi tra un edificio e l’altro permettono di gettare uno sguardo oltre la muraglia di capannoni” (Vallerani e Varotto).<br />
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<b>E’ possibile invertire la rotta?</b><br />
Ci dobbiamo chiedere perché tutto ciò è potuto accadere? Di cosa dobbiamo veramente indignarci?<br />
La mia tesi è che non sia solo per colpa degli “eccessi speculativi”, del peso della rendita fondiaria (sempre denunciato da Salzano). Della sola attività immobiliare e della cricca dei costruttori (vedi le varie inchieste sui “sacchi” e sulle “colate”). Della sola corruzione politica. Dell’insipienza e incultura tecnica (Vezio De Lucia). Della sfortunata storia politica del nostro Paese: dalla Dc a Craxi a Berlusconi. Della Costituzione tradita (Settis).<br />
C’è anche dell’altro. Ancora più profondo, strutturale, grave e più difficile da contrastare ed eliminare.<br />
La distruzione del paesaggio è la inevitabile conseguenza della preminenza dell’interesse economico su ogni altro valore, del dogma della crescita economica che ha soppiantato ogni altra visione del mondo. Dobbiamo sapere che è la stessa logica che travolge ogni campo del vivere umano: nel lavoro, deumanizzato, alienato; nella ricerca scientifica, finalizzata alla produzione di brevetti; nel “territorio”, ridotto a supporto inerte (“factum brutum”) (Settis) per ogni iniziativa capace di produrre valori monetari. I sindaci più bravi sono quelli che riescono ad attrarre maggiori “investimenti esteri”, le amministrazioni premiate sono quelle che offrono più opportunità insediative. Da qui una gestione del suolo che ha assecondato qualunque iniziativa economica e un sistema normativo che ha lasciato la massima libertà di scelte localizzative.<br />
C’è un filo rosso che lega ciò che avviene nei luoghi di lavoro (lavorare sempre di più in di meno), nei luoghi di studio e di ricerca (finalizzare gli insegnamenti e i piani di ricerca alla loro immediata utilizzabilità nei cicli produttivi), nei luoghi di vita (spezzare ogni rapporto dei nuclei familiari tra loro e con la campagna, la natura). E’ al logica della massimizzazione dei rendimenti economici. E’ il mito della efficienza fine a sé stessa. Della crescita per la crescita.<br />
L’azione della difesa del paesaggio si inserisce, quindi, perfettamente nel quadro più generale (socio-economico e finanche antropologico e culturale) delineato dal progetto della decrescita: decrescere la dipendenza della società dalla logica del mercato capitalistico.<br />
La difesa del paesaggio può costituire una molla concreta per attivare dei passi lungo la via della decrescita. Pensare alla tutela del paesaggio come un principale obiettivo/motore attivatore della decrescita.<br />
Ma per fare diventare il paesaggio un punto di forza delle ragioni della decrescita è necessario sviluppare alcuni passaggi logici.<br />
Innanzitutto mettersi d’accordo (non solo tra noi – troppo facile! – ma nel “comune buon senso”) su cos’è il paesaggio.<br />
Poi includere “questo” paesaggio (“i beni paesaggistici” del Codice dei beni culturali e non solo) tra i beni comuni da rivendicare e da sottrarre alle leggi del mercato. (Persino la Biennale di Venezia si è sentita in dovere di titolare l’edizione di Architettura di quest’anno: “Commonground”).<br />
Infine decidere di “prenderlo in cura” (governarlo e gestirlo) in forme e modalità efficienti e condivise. Serve cambiare mentalità, atteggiamenti, regole, codici di funzionamento sociale.<br />
Le esperienze pilote, le pratiche virtuose, i casi di gestione condivisa del bene comune territorio, villaggio, condominio, “città di città”… sono molti (Cacciari). Credo che per rientrare nei limiti della sostenibilità ambientale, della bellezza dei paesaggi, della equità sociale e del “buon vivere”, si possa partire da qui. Il ventaglio delle azioni possibili è davvero ampio: si va dall’appello del progettista edile Tommaso Gamaleri che ha lanciato la campagna per l’obiezione di coscienza contro gli incarichi professionali di progetti di edifici su terreni non edificati, alle amministrazioni comunali che modificano i piani regolatori a “Zero consumo di suolo”. Dalla campagna “Salviamo il paesaggio”, alle “Transition town” (autosufficienza energetica). Dalla rete delle “Slow city” (Angelo Vassallo, sindaco di Pollica, ne era il promotore in Italia), ai “Contratti di fiume”. Dal movimento per gli orti urbani collettivi, agli ecomusei, al turismo sostenibile e alla ospitalità diffusa. Dai Parchi agricoli multifunzionali legati alle Reti dell’altra economia e ai Gruppi di acquisto solidali, al movimento per la difesa degli usi civici. Dal cohousing, agli ecovillaggi, ai condomini solidali. Dai piani di bacino idrogeologici, alle bioregioni. Dagli innumerevoli movimenti di cittadinanza attiva, di cui i NoTav della Val di Susa sono un emblema, al laboratorio urbano della Scuola dei territorialisti che ci insegna come è possibile attivare processi di riappropriazione dei luoghi rigenerando relazioni e identità territoriali.<br />
La città (urbs e civis, assieme) decrescente è tutto questo. Un grande movimento dal basso per sottrarre paesaggio-ambiente-territorio-luoghi alla logica economica del mercato.<br />
(<a href="http://www.presididellasardegna.org/">www.presididellasardegna.org</a>).<br />
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<b> Bibliografia</b><br />
<i>Banini Tiziana</i>, Il cerchio e la linea, Aracne, 2011.<br />
<i>Bevilacqua Piero</i>, A che serve la storia? Donzelli, 2011.<br />
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<i>Bonesio Luisa</i>, La sobrietà come stile di vita e valore identitario in: Angelo Marino (a cura di) Tutela e valorizzazione del territorio come patrimonio culturale e identitario”, AEF Treviso 2009.<br />
<i>Cacciari Paolo</i> (a cura di), Viaggio nell’Italia dei beni comuni, Marotta e Cafiero, Napoli, 2012.<br />
<i>Consonni Giancarlo</i>, Il viandante e lo scienziato. La città tra ordo e oikos, in “La terra vista dalla luna”, n.1, 66-71, 1995.<br />
<i>Davis M.</i>, Città morte, 2005.<br />
<i>Luciani Domenico</i>, Ragioni e azioni per il buongoverno dei luoghi, in Angelo Marino (a cura di) Tutela e valorizzazione del territorio, AEF Treviso, marzo 2009.<br />
<i>Farinelli Franco</i>, L’invenzione della Terra, Sellerio, 2007.<br />
<i>Latouche Serge</i>, Altri mondi, altre menti, altrimenti. Oikonomia vernacolare e società conviviale. Rubettino, 2004.<br />
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<i>Magnaghi Alberto</i>, Oltre la globalizzazione, verso una municipalità allargata e solidale, in: Tutela e valorizzazione del territorio, AEF Treviso, marzo 2009.<br />
<i>Angelo Marino</i> (a cura di) Tutela e valorizzazione del territorio come patrimonio culturale e identitario, AEF, Treviso, Marzo 2009.<br />
<i>Mattei Ugo</i>, La nozione del comune, in: Paolo Cacciari (a cura di) La società dei beni comuni, Ediesse 2010.<br />
<i>Scroccaro Paolo</i>, Sobrietà come stile di vita, in: Tutela e valorizzazione del territorio, AEF Treviso, marzo 2009.<br />
<i>Settis Salvatore</i>, Paesaggio Costituzione cemento. La lunga battaglia per l’ambiente contro il degrado civile, Einaudi, 2011.<br />
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<i>Toesca Pietro M. </i>Il paesaggio impossibile, ovvero il mondo perduto, in Eupolis, n.35/2005.<br />
<i>Eugenio Turri,</i> La megalopoli padana, Marsilio 2000.<br />
<i>Vallerani e Varotto,</i> Il grigio oltre la siepe. Geografie smarrite e racconti del disagio in Veneto. Nuova dimensione, 2005.Enzo Piphttp://www.blogger.com/profile/09082161936372920882noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8450046498238076801.post-6307170668684510952012-12-19T08:50:00.000-08:002012-12-19T08:50:01.234-08:00Da Modena a Bologna: ricostruire la Bassa dal basso<br />
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Sabato 15 dicembre i terremotati della Bassa, nonostante il freddo, di nuovo in piazza</h4>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhVjsJrMDAWB2uRoKdHMCgR5Yvvc7ILCtdZm4cNy2sNwq973FIiKugQAS2vW2jVbzF_OOZ9KwSwRsgBQr5BR1gyO3f6eelqO_771MXN4fN_voby6eR07xc1VsjLIXPyuv0or-HuXwmnAO8/s1600/191212+striscioni_prefettura.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhVjsJrMDAWB2uRoKdHMCgR5Yvvc7ILCtdZm4cNy2sNwq973FIiKugQAS2vW2jVbzF_OOZ9KwSwRsgBQr5BR1gyO3f6eelqO_771MXN4fN_voby6eR07xc1VsjLIXPyuv0or-HuXwmnAO8/s320/191212+striscioni_prefettura.jpg" width="320" /></a></div>
Si è tenuto un sit-in davanti alla Prefettura di Modena, organizzato dal comitato Sisma.12 con l’appoggio del Comitato Popolare Mirandolese e attraversato da circa un centinaio di persone. Questa volta si è scelto di rivolgersi al Prefetto, in quanto rappresentante dello Stato nei territori, dato che i vari tentativi di dialogo con i sindaci del cratere non hanno sortito finora alcun risultato e che il Commissario Errani continua nei fatti ad essere incurante delle reali necessità dei cittadini colpiti dal sisma, nonostante le sue affermazioni di facciata.<br />
I manifestanti hanno fatto recapitare al Prefetto una lista di dieci criticità, alle quali gli stessi cittadini pretendono sia data una risposta da parte delle istituzioni. Innanzitutto, come è emerso dai vari interventi fatti durante il sit-in, si ribadisce la richiesta di un indennizzo del 100% per i danni subiti dalle abitazioni in seguito al sisma.<br />
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<a name='more'></a>La casa è un diritto e lo Stato deve garantire che tutti i terremotati siano in grado di ricostruire la propria. Al contrario, quello che avverrà, in base a quanto emanato finora attraverso decreti e ordinanze, sarà l’anticipazione da parte delle banche del contributo statale, che nel migliore dei casi coprirà l’80% dei danni. Tuttavia, sono molti i cavilli ai quali lo Stato (o chi per lui) potrà appigliarsi per decidere che un cittadino non abbia diritto all’intero rimborso e ciò anche a causadell’intricato labirinto burocratico che i richiedenti dovranno obbligatoriamente attraversare per accedere ai fondi. D’altra parte tanti terremotati non riusciranno a pagare quel 20% previsto come a carico delle loro tasche o finiranno inevitabilmente nella morsa di Equitalia, costretti a ricorrere ad un mutuo anticipato dalle banche e poi impossibilitati a saldarlo.<br />
Inoltre, alla luce delle recenti decisioni prese dal Governo in merito alla mancata proroga del pagamento delle imposte da parte dei cittadini della Bassa, tra le istanze presentate al Prefetto c’è la richiesta dirinviare tale scadenza almeno a giugno 2013, viste le gravi ripercussioni che il prelievo fiscale avrebbe in questa fase sull’economia di quell’area.<br />
Lo scenario che si preaunnuncia è dunque quello di un territorio che, abbandonato a sè stesso dallo Stato, sarà costretto a fronteggiare un pesante declino sociale ed economico. La gente ha cominciato a capirlo, ma trova ancora difficoltà ad organizzare il proprio malcontento. E’ per questo che proprio ora risulta fondamentale il ruolo dei comitati cittadini. Lo dimostra la stessa manifestazione di sabato, che ha già prodotto alcuni risultati positivi. Il Prefetto di Modena ha accettato di incontrare, la prossima settimana, i manifestanti presenti al sit-in per discutere i punti stilati nella lista a lui pervenuta.<br />
Ma c’è di più. Martedì 18 dicembre in Regione verrà discussa lalegge regionale (02/2012) in materia di ricostruzione, in cui si parla dei centri storici. Questa prevede che, se i proprietari di appartamenti nei centri storici dei comuni della Bassa non dovessero essere in grado di fare i lavori di ricostruzione, il Comune stesso avrebbe il diritto di sistemare tali case a proprie spese per poi rivenderle all’asta. Dunque, il proprietario originale perderebbe la propria casa, non potendo permettersi di aggiustarla!<br />
A pensarci, sembra quasi incredibile che il Commissario Errani ignori così sfacciatamente il suo dovere di tutelare i cittadini della Bassa, in primo luogo sul diritto alla casa.<br />
Eppure noi non ci arrendiamo e martedì saremo di nuovo in strada, insieme a Sisma.12, per far sentire la nostra voce al Consiglio regionale a Bologna, dove appunto si voterà la legge, e per chiedere un emendamento della stessa.<br />
Ogni giorno appare più chiaro quanto debbano essere gli stessi cittadini terremotati a mobilitarsi per riappropiarsi del proprio futuro e per declinare il processo di ricostruzione del proprio territorio rispetto ai bisogni reali di chi lo abita.<br />
<a href="http://comitato8mirandola.wordpress.com/">http://comitato8mirandola.wordpress.com/</a><br />
Enzo Piphttp://www.blogger.com/profile/09082161936372920882noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8450046498238076801.post-52902304439170682752012-12-19T08:44:00.001-08:002012-12-19T08:44:17.512-08:00La Repubblica fondata contro il comune<br />
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Taranto e Monselice non sono poi così distanti</h4>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhCBg7jD4g7UeOozRnFdFDoK3pgcZqcgRZy_SD2lKnbNgFwUw52gI4x-2YzQexdYPu5J2VmkQD8wvbMhezosQub3FzX5kSgOMbug42gBPIFBQ1wYjQfAHm9c2MHAQEhtOUhmHRRZKJF_0o/s1600/191212+Monselice.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="239" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhCBg7jD4g7UeOozRnFdFDoK3pgcZqcgRZy_SD2lKnbNgFwUw52gI4x-2YzQexdYPu5J2VmkQD8wvbMhezosQub3FzX5kSgOMbug42gBPIFBQ1wYjQfAHm9c2MHAQEhtOUhmHRRZKJF_0o/s320/191212+Monselice.jpg" width="320" /></a></div>
Le loro vicende “industriali”, da tempo in primo piano grazie a lotte contro il ricatto “lavoro in cambio di salute” , rendono evidenti come le somiglianze, le analogie, se ne infischino delle centinaia di chilometri che separano le due città. Una è un paese della provincia di Padova, l’altra una città cresciuta attorno ad un mostro come l’Ilva, che da sola è grande quanto tutta Monselice, ed è al sud, nel cuore della Puglia. Eppure oggi sono uguali, come se stessero una attaccata all’altra. Di sicuro ad esempio, è uguale la strategia messa in campo dai poteri forti delle due realtà, quelli per capirci che detengono la ricchezza, non perché la producono, ma perché l’hanno accumulata nel tempo, avendo messo a valore privato il territorio, l’ambiente, l’aria, l’acqua, le foglie e gli alberi. Tutto ciò che riguarda la possibilità di vita quindi. Questi padroni, Riva a Taranto come Zillo a Monselice, hanno accumulato partendo da un’origine: il poter disporre, per trasformarlo in merce e in profitto, di qualche cosa che non solo è di tutti, ma anche assolutamente prezioso perché o scarso, oppure soggetto a facile deperimento, come l’aria.<br />
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<a name='more'></a>La possibilità dunque di utilizzare beni comuni, è stata all’origine del successo, cioè della riuscita capitalistica del processo industriale. Non si tratta però solo di materie prime: carbone, silicio, ferro, che comunque sono state estratte radendo al suolo interi monti, oppure trasformando il sottosuolo e tutto ciò che contiene, come l’acqua, in un deserto percorso da uomini e mezzi. I beni comuni affidati a questi capitalisti sono stati ad esempio l’aria, o il paesaggio, ma anche le relazioni umane che si sviluppano all’interno di realtà urbane indirizzate dalla gestione privata di questi beni comuni, verso un certo tipo di sviluppo. La salute umana, che è direttamente legata allo stato e alla qualità di questi beni comuni, è stata dunque data in gestione agli stessi che producevano cemento o acciaio. Se ciò valesse solo per la forza lavoro di cui i medesimi capitalisti hanno potuto disporre perché l’hanno “acquistata”, sarebbe già molto grave, ma assolutamente previsto.<br />
Oggi invece, Taranto e Monselice, e tante altre situazioni simili in Italia, dimostrano che quel capitalista ha avuto a disposizione dallo Stato, che è l’unico detentore della disponibilità di quei beni comuni, anche la salute, l’aria, l’acqua, e la vita intera di tutti i cittadini anche non impiegati dentro la fabbrica, quelli che c’erano prima e i loro figli nati molto dopo, per molte generazioni. Per decenni, sulla scorta delle lotte operaie contro la nocività, sembrava che questo processo fosse relativo in particolare a chi stava sul ciclo produttivo, a chi doveva stare dentro la fabbrica. Era naturalmente già chiaro che ciò che accadeva dentro quei cancelli, non si tratteneva dall’uscire: i mesoteliomi da amianto o i tumori da Pvc, come il cancro da polveri di ferro o la “silicosi” da cemento, si estendevano rapidamente intanto alle famiglie degli operai già ammalati, e poi nei quartieri dormitorio abitati sempre dagli stessi operai come a Tamburi. Ma la misura di tutto ciò si poteva dare solo nel tempo. La valutazione della morte, in questi casi, è una contabilità progressiva e, purtroppo, più lenta della realtà. Le previsioni, tutte superate in eccesso, non sono mai riuscite a rompere quel muro criminale di connivenza, complicità e convenienza che ha permesso che tutto andasse avanti.<br />
Oggi, che la contabilità della morte è fatta di una storiografia clinica impressionante, l’orrore è pubblico. Quelle merci prodotte non contengono dunque solo il lavoro necessario per produrle. Non contengono solo il know how, la tecnica e la tecnologia, il saper fare, l’energia impiegata per plasmarle come prodotto finito e quella spesa per mandarle a migliaia di chilometri di distanza disponibili all’acquisto. Quelle merci non hanno dentro solo la vita degli operai che le hanno lavorate, regalata in cambio di un salario misero che mai potrà ripagare ciò che è stato fornito. Le merci sequestrate a Taranto dalla magistratura, quelle oggetto dell’ennesimo decreto “salva Ilva” ( sarebbe più corretto dire “salva Riva”), come quel cemento estratto a Monselice e quell’energia che si vorrebbe oggi produrre dal trattamento nei forni di rifiuti speciali, hanno dentro i beni comuni ridotti a proprietà privata e deformati, distrutti, modificati per attribuire a quelle stesse merci il valore di scambio .<br />
I beni comuni fondamentali per la vita di tutti, anche di coloro che non sono ancora nati, sono stati consegnati dunque, da un potere pubblico ad uno privato, che ne ha disposto a suo piacimento annullando il loro valore d’uso e incorporandoli a merci utilizzate in base unicamente al loro valore di scambio, e quindi alla possibilità da parte del capitalista di trasformarle in denaro.<br />
Sia nel caso dell’Ilva che in quello dei cementifici di Monselice, si può dunque parlare di un capitalista privato e basta? Oppure dovremmo concentrarci su quel potere pubblico che ha concesso la disponibilità delle vite di tutti i cittadini, attraverso la consegna dei beni comuni fondamentali all’imprenditore di turno, decidendo dunque che si poteva morire pur di produrre acciaio, cemento, energia?<br />
Il botta e risposta con la magistratura, sia a Taranto che a Monselice, lo regge solo timidamente, o limitatamente, il capitalista privato: l’arma è di nuovo quella forza lavoro che lui si è comprato sul “mercato”. Per garantire la produzione quella forza lavoro gli è stata fondamentale; per continuare a farlo lo è altrettanto ma questa volta impiegandola all’inverso.<br />
I Riva a Taranto e Zillo a Monselice, minacciano licenziamenti e attraverso questo, mobilitano la “loro” forza lavoro, che da sfruttata in fabbrica ora è sfruttata nelle piazze agitate ad arte dall’azienda con lo spettro della disoccupazione. Ma è una risposta questa che porterebbe a poco se non fosse affiancata da un intervento pubblico, di Stato, energico e diretto. Come nel caso dell’affidamento dei beni comuni al privato, è il potere pubblico che risponde alla magistratura, cambiando le leggi. I decreti di Taranto dunque, delineano meglio questa commistione tra Stato e privato, facendone scaturire la vera natura: un Capitalismo di Stato che utilizza per l’accumulazione originaria prima, e per la realizzazione di profitti poi, i beni comuni fondamentali per tutti. Questa è una delle ragioni per le quali i beni comuni non possono essere affidati allo stato: esso se ne servirebbe in maniera indiscriminata per sottrarli alla loro funzione, al loro valore d’uso, e per trasformarli in sinergia con i privati, in qualcosa di non più disponibile alla vita. Questo palesarsi del Capitalismo di stato contro i beni comuni, richiama la costituzione: quell’articolo 1 dove appare subito la parola “lavoro”, attribuendo ad esso la caratteristica di pietra fondante della Repubblica, cioè di ciò che è pubblico, che significhi in realtà proprio questo? Che ciò che è pubblico non può essere comune? Che ciò che è comune può altresì essere a disposizione del pubblico e del privato fino a distruggerlo, cioè ad annullarlo nella sua indisponibilità, riproducibilità, conservazione, valorizzazione?<br />
Da Monselice a Taranto quello che si vede in campo è una cricca di criminali importanti, perché come si sa chi ha accumulato tante ricchezze è importante al di là di come lo abbia fatto, che sono gli imprenditori, insieme a poteri pubblici, da alcuni sindaci fino ad arrivare al Governo, nell’opera di preservare le prerogative di questa joint-venture capitalistica devastante che conserva i tratti peggiori della logica dell’impresa privata e del capitalismo di stato. Usano gli operai come forza lavoro da mobilitare e ci riescono paradossalmente attraverso la minaccia di non servirsene più.<br />
Dall’altra ci sono ormai intere città che si ribellano a questa rapina della possibilità di vivere, che sarebbe sbagliato però ricondurre ad una sorta di combriccola della legalità o della costituzione che supporta qualche magistrato non corrotto. Qui si tratta di comune contro Stato, di ridefinizione di un rapporto conflittuale, e lo è sempre di più, che segna probabilmente l’inizio di una nuova grande narrazione del nostro tempo antagonistica al sistema capitalistico.<br />
Luca Casarini (da <a href="http://www.globalproject.info/">www.globalproject.info</a>)<br />
Enzo Piphttp://www.blogger.com/profile/09082161936372920882noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8450046498238076801.post-51182929628644477602012-12-15T08:09:00.000-08:002012-12-19T08:41:00.758-08:00Sfila il fronte dei No-Triv: "Il Mar Jonio non si tocca"<br />
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Nel mirino Shell e Appennine Energy, le due compagnie che vanno a caccia di gas e petrolio</h4>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJhSw3r_rZWRmY_yN17k16rP3CCWjVkFXvH-8ifv3GPa5dUEJncl7ojQTim6HKkj16c-BM885TyQeXDh0_ApZkKzfhjKx4qyENSZ3P6TKxm49ZPDhNFdGGS439CbcwaGHVnZIveBK2TYo/s1600/171212+NO+TRIV+IONIO+4.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="106" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJhSw3r_rZWRmY_yN17k16rP3CCWjVkFXvH-8ifv3GPa5dUEJncl7ojQTim6HKkj16c-BM885TyQeXDh0_ApZkKzfhjKx4qyENSZ3P6TKxm49ZPDhNFdGGS439CbcwaGHVnZIveBK2TYo/s320/171212+NO+TRIV+IONIO+4.jpg" width="320" /></a></div>
Il fronte anti-petrolifero si sposta dall’Adriatico allo Jonio. Tre regioni, Basilicata, Calabria e Puglia, sono mobilitate per evitare la concessione ministeriale per permessi di ricerca di petrolio e gas nello Ionio settentrionale e nel Golfo di Taranto. Due compagnie – Shell e Apennine Energy – hanno presentato in tutto quattro richieste di prospezione sismica sui fondali per verificare la presenza di depositi di idrocarburi con la tecnica “air gun”, il forte getto d’aria a riflessione.<br />
Quella del 17 dicembre è una giornata di mobilitazione, non solo di adesioni istituzionali ma soprattutto di persone che si sono date appuntamento a Policoro (Matera) per una marcia aperta dallo slogan “No alle trivelle” sul Mar Ionio. C’è il timore, infatti, che i depositi di petrolio e gas siano realmente presenti sui fondali ionici e che ciò porterebbe poi a delle vere autorizzazioni con piattaforme marine per l’estrazione. E’ un rischio che l’agricoltura ed il turismo dello Ionio non vogliono correre e quindi il “no” arriva già in questa fase, in cui le compagnie chiedono di “sondare”.<br />
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<b>Le aree del Mar Ionio interessate dai sondaggi esplorativi</b><br />
La Puglia è già stata in prima linea sull’Adriatico sia insieme a Molise ed Abruzzo sia per la difesa delle Isole Tremiti. Stavolta sono interessate anche Basilicata e Calabria e nella regione lucana tale questione getta il sale sulle mai rimarginate ferite che nell’opinione pubblica comporta lo sfruttamento massiccio delle fonti fossili in Val d’Agri. Per la manifestazione di Policoro di stamattina – in programma una marcia, interventi di autorità ed esperti, momenti musicali – le adesioni sono diventate molte. L’Amministrazione comunale di Policoro fa sapere che hanno confermato la propria presenza «tutte le amministrazioni comunali delle tre Regioni che si affacciano sullo Ionio”, proprio tutte “dal tacco alla punta dello Stivale”. «Policoro sarà onorata di difendere quella “ionicità” che esprime il nostro Golfo».<br />
Oltre alle autorità regionali lucane, hanno aderito ufficialmente il presidente del Consiglio regionale della Puglia, Onofrio Introna ed il sindaco di Taranto, Ippazio Stefano. «Tra le tante amministrazioni che aderiranno – ha aggiunto il sindaco di Policoro Leone – i Comuni pugliesi da Ginosa (Taranto) a Castrignano del Capo (Lecce), comprendenti anche importanti città turistiche salentine, come Gallipoli, Porto Cesareo, Nardò». Molte anche le sigle: No Triv, Fai – Fondo Ambiente Italiano, Greenpeace, wwf, Legambiente, Federparchi. I primi a muoversi sono stati i Comuni della fascia costiera materana. Nella zona si è verificato in pochi anni uno sviluppo notevole del turismo, dalla località magno-greca di Metaponto fino a Nova Siri, passando proprio per Policoro, il centro che registra la maggiore crescita. Sono stati realizzati due porti turistici, a Policoro e Pisticci, ed altri due sono in fase di studio o di progettazione. I posti letto sono aumentati di dieci volte nella zona ionica, che sul versante Tarantino ha in Castellaneta Marina e Ginosa Marina due poli turistici notevoli.<br />
L’altro settore di punta è l’agricoltura che si vuole tutelare. «Questa economia può essere danneggiata nell’immagine e subire gravi ripercussioni», è l’unanime lamento dei Comuni.<br />
Le compagnie energetiche hanno presentato delle istanze per la valutazione ambientale mirate solo a delle ricerche. Se autorizzate – è scritto nei documenti depositati al Ministero dell’Ambiente – dureranno solo sei settimane e saranno a basso impatto ambientale; inoltre, la ricerca non prevede in alcun modo la realizzazione di opere permanenti sia in mare che a terra. Inoltre per le ricerche sarà utilizzata la tecnica consueta dell’air-gun, il forte getto di aria compressa a riflessione (ritorno dell’onda sismica generata verso la sorgente) da cui si ricavano i dati sulla specificità delle rocce e dei sedimenti. Tale metodica, infine, è ritenuta la meno impattante in quanto evita l’uso di esplosivi. Tutte rassicurazioni che non bastano a placare il nuovo coro di “no”.<br />
(da <a href="http://www.corrieredelgiorno.com/2012/12/17/sfila-il-fronte-dei-%E2%80%9Cno-triv%E2%80%9D-%C2%ABil-mar-ionio-non-si-tocca%C2%BB-80788/">Corriere del giorno di Puglia e Lucania</a>)<br />
<br />Enzo Piphttp://www.blogger.com/profile/09082161936372920882noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8450046498238076801.post-11693108831308487952012-12-14T07:09:00.000-08:002012-12-19T08:40:29.425-08:00Paesaggi in Calabria<br />
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Il 18 dicembre seminario organizzato da Terrecomuni in Calabria presso la Sala stampa dell'Unical</h4>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiRnx7DMEO_inLJ13aJhwHjHw3Td6o8tVE90-jW3D9ouHArI8T-L5zrv0LWQibR4BCpf5kqA7wIEO-cdNrNExzhUA2223rhyxyiwNlJFXPTUzpqI456r1px6L5PluPOVgQAclLGRv8gKIc/s1600/111212+badolato.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiRnx7DMEO_inLJ13aJhwHjHw3Td6o8tVE90-jW3D9ouHArI8T-L5zrv0LWQibR4BCpf5kqA7wIEO-cdNrNExzhUA2223rhyxyiwNlJFXPTUzpqI456r1px6L5PluPOVgQAclLGRv8gKIc/s320/111212+badolato.jpg" width="320" /></a></div>
Partire dal paesaggio per mettere in scena varie tematiche: dalla qualità dei sistemi urbani alle politiche di riqualificazione dell’ambiente urbano, dalla sostenibilità delle aree rurali dell’interno della Calabria, alla tutela delle aree naturali.<br />
Sono questi gli intenti del seminario Paesaggi in Calabria organizzato da <i>Terrecomuni in Calabria</i> che si terrà il 18 dicembre presso la Sala stampa dell’Unical con inizio alle 9.30. La conclusione dei lavori è prevista per le 17<br />
La partecipazione al seminario di associazioni e amministratori locali consentirà di indicare possibili iniziative e impegni in un momento in cui si riducono drammaticamente le risorse economiche a disposizione degli amministratori locali per la cura e la salvaguardia del territorio. In particolare la partecipazione del sindaco di Mormanno e di Verbicaro e di associazioni dell’area del Pollino sarà occasione per affrontare, nel caso concreto della vicenda del sisma, il tema del futuro per i centri dell’interno della Calabria. A questo argomento sarà dedicata una Tavola rotonda nel corso della quale si darà anche notizia della giornata di solidarietà Cosenza con Mormanno prevista per il 20 gennaio.<br />
La Convenzione Europea del Paesaggio (CEP), entrata in vigore in Italia il 1 Settembre 2006, definisce il Paesaggio come “[…] una determinata parte del territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni” [art. 1°]. Paesaggio, insomma, come costruzione sociale; paesaggio in sé e per sé differente dal concetto di territorio, al quale però appartiene; paesaggio come effetto dell’opera umana, ma anche frutto della percezione; paesaggio come identità locale; paesaggio come rappresentazione artistica e visiva; paesaggio come bene comune in cui il l’identità locale gioco forza riveste un ruolo predominante.<br />
La discussione del pomeriggio sarà introdotta da Alberto Ziparo,urbanista, docente all’università di Firenze e fra gli autori del Quadro territoriale regionale a valenza paesaggistica della Calabria rimasto un processo virtuoso solo parzialmente realizzato.<br />
Il seminario quindi come occasione per fare il punto sull’attuale condizione del Paesaggio calabrese. Per riflettere sulla necessità di sollevare “la qualità del paesaggio” non solo come questione ambientale e sociale ma anche, e soprattutto, per comprendere come il paesaggio sia un termometro pienamente affidabile nel misurare la qualità delle relazioni sociali, economiche e politiche esistenti fra noi – gli abitanti – e i luoghi di cui restiamo ospiti ingenerosi.<br />
Il seminario intende anche definire la possibilità di dar vita a laboratori territoriali.<br />
Il seminario Paesaggi in Calabria è il primo di una serie organizzato da Terrecomuni che hanno al centro il tema dei beni comuni.<br />
Di seguito il programma del seminario<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh55jfajIXbgjCZ-dkzsjvqXizsMeuM-ZOy1VAVIS2YErqnb6qOIwpshIFmwq0m0ydN1DwVBHgG-dK2ZtQzPNx6nb7il-yTJIzI-QJg3fun96LIJZnM_1oPpGW57-XEHZZAfjzwf-eu1FI/s1600/111212+Locandina+Seminario+Paesaggi+in+Calabria_jpg.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh55jfajIXbgjCZ-dkzsjvqXizsMeuM-ZOy1VAVIS2YErqnb6qOIwpshIFmwq0m0ydN1DwVBHgG-dK2ZtQzPNx6nb7il-yTJIzI-QJg3fun96LIJZnM_1oPpGW57-XEHZZAfjzwf-eu1FI/s320/111212+Locandina+Seminario+Paesaggi+in+Calabria_jpg.jpg" width="194" /></a></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh55jfajIXbgjCZ-dkzsjvqXizsMeuM-ZOy1VAVIS2YErqnb6qOIwpshIFmwq0m0ydN1DwVBHgG-dK2ZtQzPNx6nb7il-yTJIzI-QJg3fun96LIJZnM_1oPpGW57-XEHZZAfjzwf-eu1FI/h120/111212+Locandina+Seminario+Paesaggi+in+Calabria_jpg.jpg">Il programma del seminario</a><br />
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Enzo Piphttp://www.blogger.com/profile/09082161936372920882noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8450046498238076801.post-18676650577548503822012-12-11T07:04:00.000-08:002012-12-11T07:04:15.902-08:00Sorical e qualità delle acque: non solo Alaco<br />
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Sembra non esserci angolo della Calabria immune dagli sfaceli procurati dalla gestione Sorical </h4>
<i>Pubblichiamo di seguito stralci di un documento inviato al sito www.difendiamolacalabria.org da Raffaele Papa, consigliere comunale a Tortora (Cs)</i><br />
<i><br /></i>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEieS6LoGy-kQ_H5Z_BrwLxkfgRQ0VVPkkFZiLmJbT6AJloGh67B1nD0XCSN8vu9F4xjPRSMRJcBvDCxQp25EyFxZeu_IDsOczNeyjioy669T7SkrlLgBT5Y-HoSJzS_mSmcMFOVSCNmmi0/s1600/111212+acqua+tortora.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEieS6LoGy-kQ_H5Z_BrwLxkfgRQ0VVPkkFZiLmJbT6AJloGh67B1nD0XCSN8vu9F4xjPRSMRJcBvDCxQp25EyFxZeu_IDsOczNeyjioy669T7SkrlLgBT5Y-HoSJzS_mSmcMFOVSCNmmi0/s320/111212+acqua+tortora.jpg" width="320" /></a></div>
"L’acqua di sorgente è un bene prezioso e di tutti…<br />
…Ma potrebbe diventare un comune male in seguito all’abbandono ed incuria dei punti di raccolta e serbatoi.<br />
L’acqua è vitale e per garantirne la potabilità deve essere protetta e conservata in maniera sicura e sterile.<br />
A tale scopo specifiche norme stabiliscono che il territorio di pertinenza venga delimitato in aree di salvaguardia suddistinte in zone di rispetto e zone di protezione al fine di eliminare qualsiasi infiltrazione da agenti esterni di origine animale, vegetale, intemperie o altro che potrebbero causarne inquinamento ed infezione.<br />
<br />
<a name='more'></a>Anche l’eccessivo e prolungato uso di cloro può essere causa di gravi danni alla salute in quanto lo stesso è da utilizzare solo in casi particolari ed in misurate dosi, è invece diventato la normalità delle nostre reti idriche, non perchè sia il migliore disinfettante ma solo perchè è il più economico facendone uso con estrema disinvoltura.<br />
Per tali motivazioni abbiamo chiesto alla So.ri.cal. Spa che gestisce le risorse idriche una verifica del cloro immesso nell’acqua e nel contempo segnalato il totale stato di abbandono ed incuria di sorgenti e vasche di raccolta.<br />
La Sorical, con nota da noi resa pubblica in data 10.11.2012, ha risposto sostenendo che circa il dosaggio di ipoclorito di sodio “non è stata riscontrata alcuna anomalia tale da determinare la circostanza lamentata di eccessiva presenza di cloro” e che “tutte le opere acquedottistiche sono oggetto di periodiche attività di manutenzione quali pulizia dei manufatti civili e decespugliamenti delle aree di pertinenza”.<br />
In seguito a tale risposta, nel mentre ringraziamo per il cortese riscontro, riteniamo dover ulteriormente precisare che sin dai primi giorni successivi alla nostra segnalazione il cloro è stato notevolmente ridotto se non eliminato, in quanto l’acqua non presentava ne l’odore ne il sapore dello stesso, come confermato dalle analisi effettuate diversi giorni dopo la nostra richiesta.<br />
Siamo dunque soddisfatti e contenti che l’acqua sia ritornata ad essere bevibile ed utilizzabile per ogni uso civile e vigileremo affinché questo stato venga mantenuto, poiché il disinfettante va usato solo quando serve e non in via preventiva e continuata per sopperire ad altre carenze ed a danno della salute.<br />
Circa le condizioni esterne e pulizia delle zone sorgive e di raccolta, in data 11.11.2012 abbiamo provveduto a fotografarle così da renderle visibili a tutti.<br />
Risulta evidente che lo stato è di abbandono ed incuria tale da causare in modo serio e concreto l’infezione delle acque.<br />
Riteniamo di non aggiungere null’altro se non di visionare le foto allegate e di invitarvi a voler provvedere al più presto alla pulizia delle aree interessate e manutenzione dei serbatoi in quanto specie nella raccolta di San Nicola vi possono entrare tranquillamente diverse specie di animali.<br />
(dal sito www.difendiamolacalabria.it)<br />
Enzo Piphttp://www.blogger.com/profile/09082161936372920882noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8450046498238076801.post-31949667088969451962012-12-03T08:23:00.001-08:002012-12-03T08:23:19.822-08:00Non tremiamo, cooperiamo. Cosenza per Mormanno<br />
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Appuntamento il 5 dicembre alle 18 presso il Centro di documentazione De Luca in Piazzetta Toscano</h4>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhB1c1Fy262ishEYg9VoRB6VE3quuyJeMWwvrA8TnKVe0CgLmCrsOnXw92KyHZwqkNrqKgmHke1GApcLrvFAzub_EThE_HIL7Y-wj6wy1YnmwxDYq1gqYttdC6pAePk84V9xusE5g_342g/s1600/031212+terremoto-calabria-pollino-2.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="226" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhB1c1Fy262ishEYg9VoRB6VE3quuyJeMWwvrA8TnKVe0CgLmCrsOnXw92KyHZwqkNrqKgmHke1GApcLrvFAzub_EThE_HIL7Y-wj6wy1YnmwxDYq1gqYttdC6pAePk84V9xusE5g_342g/s320/031212+terremoto-calabria-pollino-2.jpg" width="320" /></a></div>
Si è svolto domenica 2 dicembre, presso il Comune di Mormanno, un incontro tra la rete delle associazioni e dei movimenti della città di Cosenza, promossa da <i>Ciroma</i>, e istituzioni, cittadini, associazioni della città di Mormanno per avviare la definizione e l’organizzazione, all’interno di un percorso in cui saranno materia di decisione comune tempi, modalità, contenuti e forme, di una giornata - titolo provvisorio: Cosenza a Mormanno ( si accettano proposte…) – di conoscenza, relazioni e comunanze con spazio per festa, discussioni, convivialità, assemblee, giochi, poesia, musica, teatro, arti.<br />
A Mormanno non c’è solo Protezione civile, Esercito, Vigili del fuoco e Forestale, né si parla solo di emergenza. A Mormanno, insieme al dolore e alla paura, che vogliamo dividere, ci sono uomini e donne che non hanno aspettato nessuno per prendersi cura delle piazze e dei vicoli come dei bimbi e degli abitanti. A Mormanno ci sono cittadini che hanno la volontà di decidere da sé e desiderio di opporsi al destino di spopolamento e abbandono di quei luoghi.<br />
Mercoledì 5 dicembre continuiamo in città, alle ore 18 presso il Centro di Documentazione “De Luca” in piazzetta Toscano.<br />
La Ciroma<br />
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Enzo Piphttp://www.blogger.com/profile/09082161936372920882noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8450046498238076801.post-79569706748583372722012-12-02T08:40:00.000-08:002012-12-03T08:40:49.470-08:00Perciavutti... per Mormanno. Nonostante tutto<br />
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L'8 dicembre nel paese del Pollino si terrà la tradizionale festa della spillatura del vino nuovo</h4>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj-KZl4oyHhfNJMIUEI78nnG5zJch5YOvqmNdh4FqA9ZU8vasg4rBfLeDrHKDwxDIHi6nu5q6GGDOpkfMV7WETq5vpBTbsVPohmkvWIsMJvqyUIlAgJP6pB49z1MD2COer72nI0UsMe_j8/s1600/031212+panorama+mormanno.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj-KZl4oyHhfNJMIUEI78nnG5zJch5YOvqmNdh4FqA9ZU8vasg4rBfLeDrHKDwxDIHi6nu5q6GGDOpkfMV7WETq5vpBTbsVPohmkvWIsMJvqyUIlAgJP6pB49z1MD2COer72nI0UsMe_j8/s320/031212+panorama+mormanno.jpg" width="320" /></a></div>
Erano da poco trascorse le 1,05 del 26 ottobre quando la terra ha tremato sul Pollino in maniera violenta. La scossa , quinto grado della scala Richter ha provocato danni, crolli e tanta paura. L’ospedale di Mormanno è stato evacuato.<br />
Una delegazione di associazioni di Cosenza si è recata domenica 2 dicembre a Mormanno a ormai più di un mese da quella scossa. Ma la terra non ha smesso di tremare in tutta l’area del Pollino. Si vive nella precarietà alimentata dal succedersi di altre scosse e dal terrore di qualcosa di peggio di quella notte. Si fa l’inventario dei danni: delle strutture inagibili, delle attività commerciali e delle strutture pubbliche costrette a interrompere le attività. Non è semplice né emotivamente né materialmente vivere con 3000 scosse l’anno.<br />
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<a name='more'></a>Nel paese ovunque si trovano appesi gli avvisi e le istruzioni nel caso di pericolo. A Mormanno non è stato dichiarato lo stato di emergenza. La Protezione civile, spiega in un comunicato che “La legge 100, che regola la dichiarazione dello stato di emergenza prevede la possibilità di dichiarare lo stato di emergenza a livello nazionale in caso di eventi che ‘in ragione della loro intensità ed estensione debbono, con immediatezza d’intervento, essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari da impiegare durante limitati e predefiniti periodi di tempo’ per il soccorso e l’assistenza alle popolazioni colpite, per la messa in sicurezza degli edifici, per il ripristino dei servizi essenziali”.<br />
Al centro del paese, i nastri che circondano il Duomo di Santa Maria del Colle, posto sulla piazza principale. I vigili del fuoco hanno bloccato con delle travi di legno le statue poste all’interno delle nicchie, sulle facciate del duomo.<br />
Raffaella Galizzi, del comitato <i>Noi non ci arrendiamo al terremoto</i> spiega che “il 20% delle abitazioni sono state danneggiate. 40 famiglie alloggiano tra la palestra, dove ci sono le tende, e le altre strutture ricettive, oppure dai familiari”. Secondo Raffaella ci vorrebbero aiuti, come quelli della Comunità europea, per ricostruire il centro storico e far ripartire le attività commerciali.<br />
Gerardo Zaccaria, vicesindaco e assessore alla cultura fa il punto: “Abbiamo 146 case danneggiate per quella scossa di 11 secondi, le attività commerciali del centro storico che non riescono a riaprire, con danni all’economia della zona. Qui si tengono molte manifestazioni che attirano i turisti, come la gara di canoa, o come la festa del vino novello, <i>Perciavutti</i> nella prima settimana di dicembre in occasione della spillatura del vino nuovo, luoghi della festa sono gli ambienti ricreati di vecchi "vuttari" dove anticamente si tenevano le botti. Per <i>Perciavutti</i> si assaggiano tutte le pietanze antiche, accompagnate dal vino nuovo". La festa, inizialmente annullata si farà lo stesso nonostante tutto, anche se di un sol giorno. L'appuntamento è per l’8 dicembre, . Sarà la festa <i>Perciavutti… per Mormanno</i><br />
“Un momento di condivisione e unione di tutti gli abitanti, - si legge in un volantino dell’associazione culturale <i>Comunalia </i>- per provare a mettere da parte ansie e tensioni accumulate nell’ultimo periodo, e per una sera, speriamo tante altre, riconquistare il sorriso, la gioia e la forza per andare avanti”.<br />
“Avevamo le strutture turistiche al completo – afferma l’assessore - ora non ci sarà praticamente nessuno. Per quel che riguarda l’ospedale, poi, abbiamo 160 dipendenti della struttura che ora si ritrovano senza quel luogo di lavoro”.<br />
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Enzo Piphttp://www.blogger.com/profile/09082161936372920882noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8450046498238076801.post-76855303337875615772012-11-20T09:35:00.000-08:002012-11-20T09:35:54.695-08:00Non tremiamo, cooperiamo!<br />
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Cosa possiamo fare per le popolazioni del Pollino colpite dal terremoto? Per discuterne appuntamento il 21 novembre a Cosenza alle 18 presso la sede di radio Ciroma Piazzetta Toscano</h4>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYPOVRvrKL1ilOU3gEtbrRNyi9GTNiK8f8tSppdm59wyf7VuXv9JoKkcUD8As8KGOjxuh25KhgYXVUpPNkAnmQ8XZMlI5dL3J2hgtrdNGyxBYVq_p0MOlLsF6ZoNIWuj9ROpFJxL81RU0/s1600/201112+terremoto.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="235" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYPOVRvrKL1ilOU3gEtbrRNyi9GTNiK8f8tSppdm59wyf7VuXv9JoKkcUD8As8KGOjxuh25KhgYXVUpPNkAnmQ8XZMlI5dL3J2hgtrdNGyxBYVq_p0MOlLsF6ZoNIWuj9ROpFJxL81RU0/s320/201112+terremoto.png" width="320" /></a></div>
Cosa sta succedendo nei luoghi colpiti dal terremoto? Da chi e come viene gestita l'emergenza?<br />
Come rendersi utili? Come attivare in Calabria reti di solidarietà, coordinazione e prevenzione che siano durevoli?<br />
Sentiamo il bisogno di incontrarci e discutere sull’emergenza causata dal terremoto nei paesi del Pollino, con l'auspicio di aiutare quanto più possibile i terremotati, ma anche per stimolare la creazione o il consolidamento di forme di organizzazione permanenti, dal basso e sul territorio, per rispondere a momenti di emergenza, in un’ottica di cooperazione e non competizione.<br />
Abbiamo bisogno di capire come essere utili e come organizzarci per innescare quei meccanismi solidali che sono alla base non solo della gestione dell'emergenza, ma anche di un cambiamento possibile.<br />
Su tutti questi temi vogliamo confrontarci con testimoni diretti e attivi e con tutti quelli che avranno voglia di discutere assieme e impegnarsi in questa sfida.<br />
Insieme ai cittadini di Mormanno e di tutto il Pollino non vogliamo cedere alla paura e alla subordinazione che si genera di fronte al terremoto o davanti una qualsiasi sospensione della quotidianità.<br />
Soprattutto vogliamo che non si disperdano e si abbrutiscano le relazioni e i legami sociali che costituiscono la ricchezza delle nostre comunità.<br />
Chiediamo a medici, geologi e ricercatori, di aiutarci nel fare affermare forme di solidarietà che permettano ai terremotati del Pollino di continuare ad autodeterminarsi anche dentro l’emergenza e non consegnarli ad un destino di chiusura dentro i campi paramilitari della Protezione Civile.<br />
Chiediamo alle associazioni, agli artisti, ai musicisti, ai sindacati, di organizzare con noi una giornata di solidarietà attiva e dal basso con i cittadini di Mormanno e degli altri paesi per dimostrare la comunanza e la prossimità dei cosentini alle sorelle e ai fratelli nostri del POLLINO.<br />
Solidarietà e vicinanza prima e non dopo.<br />
<i>La Ciroma</i><br />
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Enzo Piphttp://www.blogger.com/profile/09082161936372920882noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8450046498238076801.post-38537050759929858182012-11-19T09:43:00.000-08:002012-11-20T09:45:32.696-08:00Il Forum italiano dei movimenti per l'acqua in assembela<br />
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Sabato 24 e domenica 25 novembre, a Roma, si terrà l'assemblea nazionale del <i>Forum.</i></h4>
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Pubblichiamo il testo che convoca l'assemblea</h4>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgnC352vaJfiEdKN8O7G57-O5rHF32-mQDcLLP0bALzcle9BpiZBTnW01NaGjGf-toX42MAIxY5CozWcU8jt3t4gdcSe2c9-A8hTuoHXu-ebOwn9GJuIsUWcW7a8TPcB32fh054FJfbEx4/s1600/201112+acqua.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgnC352vaJfiEdKN8O7G57-O5rHF32-mQDcLLP0bALzcle9BpiZBTnW01NaGjGf-toX42MAIxY5CozWcU8jt3t4gdcSe2c9-A8hTuoHXu-ebOwn9GJuIsUWcW7a8TPcB32fh054FJfbEx4/s320/201112+acqua.jpg" width="320" /></a></div>
Sarà un appuntamento molto importante, a distanza di un anno e mezzo dalla straordinaria vittoria referendaria, che ha rappresentato il più alto disconoscimento delle politiche liberiste pronunciato dall’intera società italiana.<br />
Un anno e mezzo, durante il quale il movimento per l’acqua si è dovuto confrontare con fortissimi attacchi a tutti i livelli contro l’esito referendario e il voto democratico del Paese; e lo ha fatto, mettendo in campo mobilitazioni territoriali e manifestazioni nazionali, resistenze e proposte, campagne ed iniziative, dimostrando la persistenza e il radicamento del movimento per l’acqua e delle ragioni profonde della vittoria referendaria.<br />
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<a name='more'></a>L’appuntamento di novembre vuole tracciare un primo bilancio di quanto fatto e proporre il rilancio dell’iniziativa territoriale e nazionale verso l’obiettivo della piena ripubblicizzazione del servizio idrico integrato e la sua gestione partecipativa degli abitanti, dei lavoratori e delle comunità locali.<br />
Un rilancio che necessita, da una parte, di uno sguardo più profondo dentro la crisi economico-finanziaria, sociale, ambientale e di democrazia dentro cui siamo immersi e, dall’altra, di un rinnovato intreccio con tutti i movimenti in lotta per i beni comuni.<br />
Proprio di questo vogliamo discutere dentro la nostra assemblea nazionale e vi proponiamo di farlo tutte e tutti assieme.<br />
Vi vogliamo con noi non per spiegarvi ciò che abbiamo fatto o per ascoltare il racconto delle vostre esperienze, ma per confrontarci con forte vicinanza ed altrettanta intensità su quali siano i nessi e gli obiettivi che possiamo costruire assieme, per un’altra uscita dalla crisi e per un nuovo modello sociale che parta dalla riappropriazione collettiva dei beni comuni.<br />
Per questo, non abbiamo pensato di invitare una o uno di voi che venga a fare un dibattito in “rappresentanza” dell’esperienza a cui appartiene. Questo lo abbiamo già fatto, è stato bello e utile.<br />
Questa volta vi vogliamo tutte e tutti dentro ciascuna tappa dell’assemblea a socializzare i comuni saperi e ad intrecciare le analisi per capire meglio come proseguire assieme, rendendo più forti le lotte di ciascuno e costruendone di nuove da poter fare assieme.<br />
<br />
Abbiamo alcuni nessi da proporvi - e saremo contenti se altri verranno da voi indicati - per capire assieme se farne terreno comune di iniziativa e di mobilitazione:<br />
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1.<span class="Apple-tab-span" style="white-space: pre;"> </span>vorremmo parlare con voi di finanza, per capire da un parte come combattere la finanziarizzazione che espropria i beni comuni e dall’altra come e dove trovare le risorse per garantire i beni comuni, il loro accesso universale, la loro conservazione;<br />
2.<span class="Apple-tab-span" style="white-space: pre;"> </span>vorremmo parlare con voi di democrazia, per capire come superare il muro di gomma delle istituzioni di fronte alle mobilitazioni, ai conflitti e alle campagne per la riappropriazione sociale dei beni comuni; e per capire assieme come costruire esperienze reali di democrazia partecipativa;<br />
3.<span class="Apple-tab-span" style="white-space: pre;"> </span>vorremmo parlare con voi di ambiente, per capire come costruire intrecci tra diritto alla qualità della vita e alla salute da una parte e riappropriazione collettiva del ciclo dei beni comuni dall’altra;<br />
4.<span class="Apple-tab-span" style="white-space: pre;"> </span>vorremmo parlare con voi di lavoro per capire assieme come interconnettere i punti di vista dei cittadini in lotta per i beni comuni con quelli dei lavoratori dei servizi pubblici locali;<br />
5.<span class="Apple-tab-span" style="white-space: pre;"> </span>vorremmo parlare con voi di Europa, per approfondire le analisi sulle politiche europee e capire come costruire reti internazionali di movimento che abbiano la dimensione continentale come proprio orizzonte dell’agire.<br />
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Come vedete, vogliamo parlare di molte cose con tutte e tutti voi.<br />
E speriamo davvero che anche tutte e tutti voi abbiate la stessa necessità di farlo con noi.<br />
Perché ci piacerebbe uscire dall’assemblea di novembre con la ricchezza di un confronto riuscito e con obiettivi condivisi di mobilitazione comune.<br />
Perché vogliamo cambiare il mondo.<br />
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<b>Per informazioni</b><br />
Paolo Carsetti<br />
Segreteria Operativa Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua<br />
Via di S. Ambrogio n.4 - 00186 Roma<br />
Tel. 06 6832638; Fax.06 68136225 Lun.-Ven. 10:00-19:00; Cell. 333 6876990<br />
e-mail: segreteria@acquabenecomune.org<br />
Sito web: www.acquabenecomune.org - www.obbedienzacivile.it<br />
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Enzo Piphttp://www.blogger.com/profile/09082161936372920882noreply@blogger.com0