lunedì 22 ottobre 2012

L'acquedotto dell'Alaco va chiuso!


La manifestazione organizzata dal Comitato civico Pro Serre                                                                              

Un bottiglione di acqua di colore giallastro – tutto meno che inodore, incolore e insapore - è stato consegnato al termine della manifestazione del 20 ottobre a un rappresentante della Sorical presso la diga e l’impianto di potabilizzazione  dell’Alaco. E’ l’acqua “potabile” (pagata come tale) che sgorga dai rubinetti delle case dei cittadini che hanno la sventura di essere “serviti” da questa condotta: circa 700mila persone, un terzo della popolazione regionale. E’ l’acqua che la magistratura ha stabilito essere inquinata sottoponendo l’invaso e l’impianto al sequestro giudiziario e incriminando fra gli altri il Presidente della Sorical e attuale sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo.
Le persone che si sono date appuntamento alla diga dell’Alaco - in una straordinaria di luce autunnale con un cielo terso fra meravigliosi boschi i cui colori si vanno infiammando prima che sopraggiunga l’inverno - provengono da tutta la Calabria per partecipare al sit-in promosso dal Comitato civico Pro Serre con il sostegno del Comitato calabrese acqua pubblica Bruno Arcuri. Ma certo la presenza più nutrita è quella degli abitanti della zona che ormai da tanti anni devono provvedere in altro modo ad approvvigionarsi di acqua potabile. Quest’acqua molti non la usano neanche per la toilette o per il bucato.
Sfidiamo qualunque persona di buon senso a considerare quell’acqua potabile. Eppure al sindaco di Serra San Bruno, al Sindaco di Vibo e ai Sindaci degli altri paesi serviti dall’acquedotto dell’Alaco questo non basta per dichiarare l’acqua non potabile e di conseguenza sospendere il pagamento delle bollette!
Al sindaco che ha in carico la tutela dei cittadini non bastano gli occhi… bastano invece le dichiarazioni ufficiali della Sorical che afferma l’assoluta potabilità dell’acqua. Solo il Sindaco di Simbario ha avuto l’onesta, che di questo si tratta, di dichiarare la non potabilità dell’acqua.
Nel corso della manifestazione esponenti del Comitato civico Pro Serre hanno raccontato la vicenda della realizzazione di questo invaso dimostrando una competenza certo più rispettabile di quella di tanti tecnici della Sorical e della Regione. Una storia assolutamente esemplare per la Calabria. Sotto il nome di infrastrutture si realizzano i peggiori scempi. Perché di uno scempio si tratta. Un invaso che per la conformazione e la composizione del terreno era scontato non avrebbe mai potuto produrre acqua potabile e nelle quantità dichiarare (circa 1200 litri al secondo). Ma l’importante era realizzare ‘l’infrastruttura’ spendere gli stanziamenti europei (a proposito ma l’Ue non si accorge mai di nulla?) far lavorare ditte di sbancamento, di trasporto, di costruzione. Poi che l’acqua sia potabile… beh questo è secondario. 
Alla manifestaziond è intervenuto anche Corrado Oddi del coordinamento nazionale Forum italiano movimento dell’acqua che ha sottolineato «la valenza simbolica dell'Alaco come esempio del maltrattamento del bene pubblico. Quello che sta succedendo qui – ha detto – dimostra come l'acqua possa essere depredata. Per questo è importante rilanciare, anche e soprattutto da luoghi come questo, il messaggio della necessità di riappropriarsi dell'acqua»
Come sia possibile ridurre in queste condizioni le comunità di quell’area è un’impresa non facile. Popolazioni che prima della realizzazione della ‘importante infrastruttura’ potevano usufruire di acqua assolutamente potabile. Popolazione – e questa è veramente il massimo dell’assurdo – che abita in un’area nella quale si trovano tre fonti fra le prime dieci per la qualità dell’acqua!
Chiare sono stati gli obiettivi avanzati dal Comitato civico Pro Serre nel corso dell’iniziativa e sulle quali è anche in corso una raccolta di firme: dichiarare la non potabilità dell’acqua che proviene dall’invaso dell’Alaco e stabilire la sospensione del pagamento delle bollette; ripubblicizzazione del servizio idrico rimettendo nelle mani dei cittadini il suo controllo, valorizzando nel contempo le sorgenti di acqua dell’area che certo non sono poche e infine la chiusura definitiva dell’impianto dell’Alaco che dovrebbe quindi rimanere lì come già tante altre strutture a testimonianza della funzione di rapina di fondi pubblici che sono stati e sono gli investimenti in questa regione. 
In discussione come detto da diversi interventi è il ruolo giocato dalla società francese Veolia che possiede il 49% delle azioni della Sorical (il 51% della Regione) ma che in verità ha fatto il bello e cattivo tempo. Ora la Veolia ha deciso di uscire dalla Sorical, ma pagherà per i danni prodotti? E quale sarà l’assetto della Sorical. E’ chiaro che la Regione sta pensando a sostituire la società francese con qualche altra… magari italiana. 
Proprio su questi importanti temi il Comitato calabrese acqua pubblica Bruno Arcuri dopo il sit-in alla diga ha tenuto presso il circolo Il Brigante di Serra San Bruno una riunione per definire la proposta di legge regionale di iniziativa popolare per la ripubblicizzazione del servizio idrico rispettando l’esito del referendum di due anni fa e per la sua gestione partecipata (vedi bozza della proposta di legge).


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