mercoledì 17 ottobre 2012

Quattro buone ragioni per ritrovarsi il 20 ottobre a Serra San Bruno


A fissare l’appuntamento alla 10.30 presso l’impianto di potabilizzazione dell’Alaco è il Comitato civico Pro Serre

Questi gli obiettivi: 
- Dichiarare subito non potabile l’acqua nei comuni serviti dall’Alaco;
- Interrompere contestualmente il pagamento delle bollette inviate ai cittadini, che da anni pagano per avere acqua potabile;
- Progettare subito l’alternativa al “sistema Alaco”, recuperando le sorgenti e i pozzi comunali presenti sul territorio e predisponendo un piano alternativo di ripubblicizzazione totale delle risorse idriche.
- Chiudere definitivamente l’impianto dell’Alaco.

A Serra San Bruno sarà anche presentata la proposta di legge regionale di iniziativa popolare per la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato predisposta Coordinamento per l’acqua pubblica Bruno Arcuri

Che l’acqua che arriva nelle case servite dall’impianto di potabilizzazione dell'Alaco non fosse potabile e inquinata lo ripetevano da anni i cittadini. Il coloro dell’acqua incontestabilmente ne era la prima evidenza e insieme a questa i casi di infezioni intestinali di bambini. A dar voce alla protesta è stato prima di tutti il Comitato civico Pro Serre e quindi il coordinamento calabrese per l’acqua pubblica Bruno Arcuri. E non si trattava di “allarmismo irresponsabile di gruppi estremisti” come avrebbero voluto far credere la Regione e la Sorical. Infatti nel maggio scorso la Procura della Repubblica di Vibo Valentia ha proceduto al sequestro dell'impianto di potabilizzazione dell'Alaco per carenze igienico-strutturali. I carabinieri del Nas di Catanzaro hanno provveduto al sequestro dell'invaso artificiale dell'Alaco e del relativo impianto di potabilizzazione, nonché di 57 apparati idrici (serbatoi, sorgenti, pozzi, partitori) tutti facenti parte dello schema dell'acquedotto.
Secondo quanto accertato nel corso dell'attività investigativa, l'acqua della diga dell'Alaco veniva immessa nella rete idrica dell'acquedotto senza essere prima depurata. Inoltre, dagli accertamenti messi in atto dagli inquirenti è emerso che, nell'arco di un anno, è stato effettuato un solo controllo chimico dell'acqua rispetto ai dodici previsti.
Il Comitato civico Pro Serre in quell’occasione ha definito la vicenda dell’Alaco «un avvelenamento di massa che è stato dispensato per anni e che, in un imbarazzante silenzio, solo poche voci libere, come quella del Comitato, hanno saputo denunciare con costanza e tenacia». Il Comitato, ha quindi ricordato «come già prima il Coordinamento delle Serre per il diritto all'acqua, si è reso promotore di molte iniziative, come la manifestazione allo stesso impianto dell'Alaco che nel marzo 2011 portò molti attivisti e cittadini ad una fervente protesta, o come le varie iniziative di piazza, che hanno nel tempo destato l'interesse di giornalisti di caratura nazionale, uno fra tutti, Paolo Rumiz di Repubblica (molti ricorderanno la sua inchiesta "La guerra del Lago Malato" scaturita dopo un incontro con i componenti del Comitato nella sede dell'associazione il Brigante)». Il Comitato non ha certo risparmiato le critiche al comportamento del sindaco Bruno Rosi. Il quale afferma il Comitato - nonostante abbia partecipato alla nostra visita all'Alaco e si sia potuto rendere conto, come noi, della situazione di inadeguatezza totale dell'impianto - in accordo con Sorical, ha firmato una delibera con cui, in cambio di un misero sconto sul debito, ha regalato a alla stessa la rinuncia, da parte del comune, a tutte le cause legali pendenti. Un atteggiamento grave, protratto per molto tempo da chi non poteva non sapere dell'Alaco, a discapito della salute dei cittadini, tanto che in seguito alle analisi fornite dalla Sorical e pubblicate sul portale online del comune di Serra San Bruno, su un noto social network, come tutt'ora è riscontrabile, il Presidente del Consiglio Comunale di Serra invitava i propri cittadini con fermezza a bere acqua dal rubinetto, affermando che è "controllata ed è buona". Per queste figure istituzionali locali non è di certo previsto un avviso di garanzia, ma il rispetto per i cittadini e il comune buon senso dovrebbero spingerli a rassegnare immediatamente e irrevocabilmente le dimissioni. Richiesta di cui ci faremo subito promotori. Il Comitato, inoltre, promuoverà una class action contro So.Ri.Cal per l'avvelenamento di massa perpetrato ai danni delle genti delle Serre. Un'azione, questa, che porteremo avanti raccogliendo dati e notizie sull'alta incidenza di tumori all'apparato digerente e malattie epidermiche riscontrati nella zona negli ultimi anni».

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